«Il Governo Meloni ha posto la fiducia sul decreto ILVA, il DDL 2527, sancendo l’ennesima prova di forza su un provvedimento che di forte ha solo l’imbarazzo. Perché quando si tratta di parlare, sono tutti maestri di ‘acciaio green’ e ‘sovranità industriale’. Ma nei fatti – come sempre – a rimanere ferma è solo la coerenza. Anzi, quella ormai la stanno rottamando pezzo dopo pezzo».
Lo dichiara l’On. Antonio Ferrara, deputato varesino del Movimento 5 Stelle, membro della Commissione Attività Produttive, che ha duramente contestato in Aula il provvedimento del Governo sul futuro della ex ILVA di Taranto.
«Siamo di fronte all’ennesimo decreto tampone – prosegue Ferrara – una toppa mal cucita su un disastro annunciato. 200 milioni di euro pubblici regalati a un’azienda commissariata, senza piano industriale, senza vincoli ambientali, e soprattutto senza alcuna reale prospettiva di riconversione ecologica. È un accanimento terapeutico mascherato da sostegno produttivo. E la vera ironia? Proprio loro, quelli che vanno in giro con la parola ‘green’ stampata sulla cartellina, hanno eliminato ogni riferimento all’idrogeno verde e alle fonti rinnovabili dal testo di legge. Altro che decarbonizzazione: siamo tornati al carbone, con un tocco di ipocrisia».
Il riferimento all’idrogeno verde tocca da vicino anche il territorio varesino. «In provincia di Varese – aggiunge Ferrara – abbiamo lanciato progetti concreti, come la Hydrogen Valley di Malpensa, che punta a sviluppare una filiera integrata di produzione e distribuzione dell’idrogeno per la mobilità aeroportuale, ferroviaria e industriale. Un’occasione per rilanciare davvero il tessuto produttivo, attrarre investimenti, creare lavoro qualificato. E mentre qui si costruisce il futuro, a Roma si continua a finanziare un passato che non vuole morire, tra impianti obsoleti e manager fantasma».
Ferrara non risparmia critiche nemmeno sul piano più ampio del decreto: «Si chiama “misure urgenti per i comparti produttivi”, ma di urgente ci sono solo gli slogan. Perché la manifattura italiana continua a perdere colpi – 285.000 imprese chiuse nel solo 2024 – e questo Governo che fa? Scrive norme in burocratese per i creditori di Piombino e nel frattempo svende l’industria nazionale ai soliti noti. La tanto sbandierata transizione verde? È finita nel dimenticatoio. L’idrogeno? Solo se è grigio. La coesione territoriale? Solo nei titoli dei comunicati stampa».
Il parlamentare del M5S conclude con una riflessione rivolta al territorio: «A Varese e nel Nord produttivo le imprese stanno chiedendo investimenti per riconvertirsi, innovare, competere. La nostra provincia ha tutte le carte in regola per guidare la rivoluzione dell’idrogeno, ma servono politiche industriali vere, non finanziamenti a pioggia per tenere in vita cattedrali di fumo. Chiediamo trasparenza, strategia e rispetto per chi lavora davvero. E diciamo con forza: no a questo decreto, no all’ennesimo favore agli amici degli amici, sì a un piano industriale serio per il Paese».