Ci sono eventi che segnano un’epoca e serate che riescono a condensare il senso profondo di una sfida collettiva. È esattamente ciò che è accaduto giovedì 5 giugno alle Robinie Golf Club & Resort di Solbiate Olona, dove il Lions Club Gorla Valle Olona, affiancato dai club Lions di Busto Arsizio Host, Lombardia, Bramantesco, Cisalpino e Castellanza Malpensa, ha ospitato un appuntamento di spessore. Il titolo della serata – “Milano Cortina 2026” – diceva già tutto: uno sguardo proiettato verso il futuro, in una cornice di eleganza, impegno civico e profonda consapevolezza del ruolo che la Lombardia è chiamata a giocare nel mondo.
Protagonista assoluto, il presidente della Regione Attilio Fontana, che ha parlato senza filtri, raccontando la lunga marcia verso la conquista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali del 2026. Un intervento che è stato molto più di una relazione istituzionale: è stato un racconto serrato, pieno di aneddoti, rivelazioni e valutazioni strategiche, che ha catturato l’attenzione del pubblico fino all’ultimo minuto.
L’orgoglio Lions, la forza del territorio
A dare inizio alla serata è stato Renato Testaquadra, cerimoniere Lions, con la lettura del codice etico dell’associazione. Dopo gli inni, il presidente Walter Picco Bellazzi ha preso la parola per introdurre l’ospite d’onore, sottolineando il significato dell’incontro: un’opportunità per capire non solo cosa sono le Olimpiadi, ma cosa possono rappresentare per il futuro della Lombardia.
A seguire, due video emozionali hanno arricchito l’atmosfera: uno, proposto da Gabriele Tosi del Baff, ha puntato sull’elemento umano e sulla capacità di superare i propri limiti. Il secondo ha raccontato la storia della pista Stelvio di Bormio, cuore pulsante dello sci alpino italiano, rievocando un patrimonio di cultura e passione sportiva nato già nel 1946.
Presenti anche il neo-eletto sindaco di Castellanza Cristina Borroni, il presidente di circoscrizione Andrea Arnaudo e Maria Iannone presidente Aido.
L’intervento di Fontana: «Abbiamo fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima»
Con piglio energico e tono diretto, Attilio Fontana ha aperto il suo intervento sgombrando subito il campo da ogni banalità: «Le Olimpiadi non sono un evento qualsiasi. Sono l’evento per eccellenza. Quando si parla di Olimpiadi, bisogna avere rispetto. I greci sospendevano le guerre per celebrarle. Questo deve farci capire la portata del progetto che stiamo portando avanti».
Ha raccontato, senza filtri, la genesi della candidatura italiana: un percorso accidentato, iniziato quasi per caso e controvento. Quando venne eletto presidente della Regione, Giovanni Malagò lo chiamò per coinvolgerlo nella partita olimpica. All’epoca, Roma si era appena ritirata, bloccata dai veti politici. «I 5 Stelle erano contrari: la loro era la cultura della crescita zero, e le Olimpiadi rappresentano esattamente l’opposto: movimento, investimento, visione».
A quel punto, Lombardia e Saint Moritz cominciarono a costruire un’alleanza trasfrontaliera. Subito dopo si unirono Veneto e Piemonte, ma quando la sindaca di Torino pose il veto su un’alleanza ampia (“o Torino da sola o niente”), la coalizione si ruppe. «Fu allora che chiamai Zaia e ci dicemmo: facciamola noi. In 48 ore presentammo un dossier, senza l’appoggio del governo centrale. Per la prima volta nella storia, le Olimpiadi sono state assegnate non a uno Stato, ma a un’alleanza di Regioni».
La vittoria contro la Svezia: visione, sostenibilità e strategia
La candidatura italiana fu vista inizialmente come una “scommessa azzardata”, ma col tempo si rafforzò. E a Losanna, la presentazione finale fu decisiva. «Tre i motivi fondamentali per cui abbiamo vinto: primo, la sostenibilità. Non abbiamo costruito cattedrali nel deserto: nessun villaggio olimpico che resti vuoto, ma impianti già esistenti o migliorati. Secondo, il sostegno del CONI e la regia di Malagò. Terzo, la presentazione finale: un video straordinario e le tre atlete Goggia, Fontana e Confortola, capaci di stregare il pubblico. Nessuno ci credeva. Sfidare la Svezia non era uno scherzo».
Governance, opere e burocrazia: luci e ombre
Fontana ha poi spiegato come, una volta ottenuta l’assegnazione, si sia messa in moto la macchina organizzativa. «Abbiamo creato due enti: una fondazione di diritto privato per l’organizzazione dell’evento sportivo, e una Spa pubblica per la realizzazione delle opere infrastrutturali. Molti di questi interventi erano già previsti da tempo, ma le Olimpiadi ci hanno dato l’occasione di accelerarli».
Tra le opere: innevamento artificiale, viabilità, ferrovie, ammodernamenti strutturali. «C’è anche chi ha cercato di rallentare, tentando di trasformare la fondazione in ente di diritto pubblico. Sarebbe stato un disastro: burocrazia, tempi dilatati, decisioni paralizzate. In Italia dobbiamo ancora combattere con l’assurdità normativa».
Numeri, investimenti e ricadute economiche
Il budget complessivo dell’organizzazione ammonta a 1,8 miliardi di euro, di cui 1 miliardo dal CIO, tra i 500 e i 600 milioni dagli sponsor e circa 250-300 milioni dalla vendita dei biglietti. «I biglietti – ha raccontato – vanno esauriti nel giro di pochi minuti».
Le opere pubbliche ammontano a circa 1,7 miliardi, equamente divisi tra Regione e Governo. Ma il vero impatto è l’indotto. Studi della Bocconi e Ca’ Foscari stimano 23.000 nuovi posti di lavoro, un incremento del PIL di 2,5 miliardi e un valore economico aggiunto di 1,2 miliardi. «Non è solo sport: è sviluppo concreto, lavoro, opportunità».
Olimpiadi diffuse: un evento per tutto il Nord Italia
Fontana ha descritto la distribuzione delle discipline: Milano con hockey, pattinaggio e short track; Livigno con lo short rake; Bormio per sci alpino e sci alpinismo (che debutterà nel programma olimpico); Cortina per lo sci femminile e curling; l’Alto Adige per il fondo e il salto con gli sci.
«A Milano – ha aggiunto con orgoglio – il villaggio olimpico sarà pronto tre mesi prima del previsto. E speriamo anche che nevichi…».
Sanità, sicurezza e la lezione del Covid
Un passaggio fondamentale è stato dedicato all’ambito sanitario. Il presidente ha raccontato come il sistema lombardo, già stressato durante il Covid, sia stato ripensato anche in ottica olimpica. Ne ha parlato anche Eugenio Vignati, direttore sanitario dell’Ospedale di Legnano: «Una cinquantina di ambiti d’intervento, dalla sicurezza alimentare alla gestione dei cluster infettivi, fino a protocolli anti-catastrofe. E – ha concluso sorridendo – anche per i defunti siamo pronti. Nulla è stato lasciato al caso».
Non solo 2026: il futuro è già iniziato
Fontana ha poi annunciato con orgoglio che alla Lombardia sono già state assegnate le Olimpiadi invernali giovanili del 2028. Segno che il modello organizzativo lombardo è guardato con rispetto anche a livello internazionale. «Le Olimpiadi non sono un punto di arrivo. Sono l’occasione per dimostrare di cosa siamo capaci. La Lombardia è già oggi la locomotiva d’Italia, e forse anche d’Europa. Ora vogliamo dimostrare di essere anche una regione in grado di sognare in grande, e realizzare quei sogni».