Giusepèn è in gran forma. Quando poi fa il prezioso è... quasi bello "da mangiare" - a proposito, il termine "da mangiare" è un pezzo dell'espressione "sublime" quando si voleva usare il superlativo assoluto, nei confronti di qualcosa o di qualcuno. Il "bello da mangiare" può essere riferito a un paesaggio, a una frase, a un albero rigoglioso, a un caseggiato, a una situazione che merita rispetto e attenzione - meglio quindi elencare qualche esempio, così si capisce meglio quel "da mangiare" che assolutamente NON è riferito al cibo - anche perché, - fosse un bell'uomo, facile l'accostamento.
Qui si tratta di un vocabolo in uso in epoca ancestrale, tanto che Giusepèn l'ha ereditato dai suoi genitori. Ed io, l'ho sentito dire (e motivare) da mio padre. "chi ga discuri in Bustoccu, l'àa sèl" (chi discorre in Dialetto Bustocco, deve conoscerlo) - si tratta di "saoti" detto al plurale - che si traduce in "singhiozzi" - il singhiozzo è un sostantivo maschile, classificato quale "movimento respiratorio, caratterizzato da repentina contrazione del diaframma a cui si associa una brusca, parziale chiusura della glottide" - nei bambini, poi, il singhiozzo si manifesta in rapida successione di inspirazioni ed espirazioni, accompagnate da pianto convulso.
Negli adulti, il "disturbo" è irrefrenabile; quando si manifesta, suscita ilarità; tuttavia (ammetti che succeda a teatro) ci si sente "colpevole" del disturbo recato. I "saoti di fioeu" (singhiozzi dei bimbi), richiedono comprensione e subito ogni mamma, metteva nella bocca del bimbo il cosiddetto "ciucio" (con una sola c) che è semplicemente il succhiotto che serviva ad attutire lo sforzo, ma pure di far passare l'inconveniente.
Proprio in questi frangenti usciva il complimento "bello da mangiare" dedicato proprio ai neonati o agli infanti, per quella tenerezza che suscitano che fa pure venir voglia di "pizzicare" quel "bambolotto" di bimbo, poi rappresentato dal "cicciobello"... invenzione in età moderna.
Sul "bel soggetto" elegante, pulito, lindo, vestito a puntino, alla moda, ci si sbizzarriva sul "te s'è bèl da mangiò" (sei bello da mangiare) e l'espressione la si usava più per i maschi e non per le femmine (siamo di fronte a un vezzo) - il "bella da mangiare", l'ho mai sentito!.
Tuffiamoci ora su un "piatto culinario" molto in auge nell'età contadina: "risi e laci, a buca l'a fa 'n bel faciu" - (riso e latte, la bocca fa un buon affare) - qui, l'affare non è ovviamente economico, ma, nel detto Bustocco, vuol dire che è un piatto gradevole che rasenta la leccornia. Giusepèn ci mette del suo, nell'illustrare il "delizioso pasto" e aggiunge... "stè tenti, al podi fa gni a diarea" (state attenti, potrebbe causare una diarrea) e, solo all'accenno, Giusepèn (e non lo dico) vorrebbe trattassi quell'esperienza che si riferisce a una settimana circa dall'inizio da Scuola.
La mente scivola piano su un altro argomento. Forse un tantino truce. O bislacco, per chi ama andare con la mente, alla realtà dei fatti. "ogni busca, lè 'na trae" che letteralmente fa (ogni pagliuzza è una trave) - qui, sovviene in aiuto il "detto evangelico" che riguarda l'occhio, secondo cui, l'intransigente "guarda la pagliuzza nell'occhio del fratello e non si accorge della trave, dentro il proprio occhio" - la differenza sta significato delle due frasi. In quello Bustocco, quando due antagonisti, magari facenti parte della stessa famiglia, cominciano a litigare, ciascuno mette in evidenza le "colpe" dell'altro e nessuno punta a un accordo - la conseguenza è palese: si arriva a trovarsi "nemici" per non aver trovato un punto di accordo.
Nel testo evangelico, più o meno si ha lo stesso risultato: sparisce la tolleranza, si accetta nulla di quel che dice o fa, l'avversario e, ogni pretesto "è buono" per inscenare un litigio. Che a lungo andare porta all'astio, al rancore e (purtroppo) all'odio. Per dire che, ogni piccola colpa, la si ingigantisce!
"Nogn" dice Giusepèn, "parlèm senza risiò e in fen di conti, cunt'un Nocino a metàm a postu i rasòn" (Noi, discutiamo senza litigare e, alla fine dei conti, con un Nocino, mettiamo nel giusto equilibrio ogni ragione). Litigare, non serve. Chi lo fa è un imbecille!