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Eventi | 19 maggio 2025, 12:36

Volandia accoglie l’I-SNAI: torna in Italia il jet leggendario legato alla figura di Enrico Mattei

Sabato scorso, al Parco e Museo del Volo di Somma Lombardo, la cerimonia di svelamento e donazione dell’MS 760 Paris, primo jet civile italiano e protagonista involontario di una delle più controverse vicende dell’Italia del dopoguerra

Un’icona dell’aeronautica civile è tornata a casa. Grazie alla generosa donazione del Dr. Lupo Rattazzi, presidente della compagnia aerea Neos, il Morane-Saulnier MS 760 Paris I matricola I-SNAI è entrato ufficialmente a far parte delle collezioni permanenti del Parco e Museo del Volo Volandia, a Somma Lombardo. Il jet, gemello del Paris II I-SNAP su cui perse la vita Enrico Mattei il 27 ottobre 1962, è stato presentato nel corso di una cerimonia pubblica ad alto contenuto tecnico e simbolico.

La mattinata di sabato 17 maggio si è aperta alle 10:30 con lo unveiling del velivolo nel Padiglione Ala Rotante, alla presenza di autorità, esperti e appassionati. Tra gli intervenuti anche l’Assessore alla Cultura di Regione Lombardia, Francesca Caruso, che ha sottolineato il valore dell’iniziativa per la conservazione e valorizzazione della memoria aeronautica italiana.

Il MS 760 Paris I, jet leggero a doppia propulsione turbogetto Turbomeca Marboré VI, progettato negli anni ’50 dalla Morane-Saulnier, è stato sviluppato per missioni di addestramento militare avanzato e per il trasporto executive. Dotato di una struttura compatta, impennaggi a freccia e cockpit in tandem, il Paris si impose come uno dei primi business jet a essere utilizzati in Europa, apprezzato da manager, capi di Stato e industriali. Lo stesso Mattei lo scelse per i suoi spostamenti rapidi in ambito internazionale.

L’I-SNAI, oggi esposto a Volandia, è stato restaurato conservando integralmente livrea, avionica d’epoca e configurazione originale, diventando così un raro esemplare operativo del modello Paris I. La sua importanza non è solo tecnica, ma anche storica: per decenni è stato al centro di una narrazione errata che lo confondeva con il Paris II precipitato a Bascapè, alimentando sospetti e teorie infondate.

Questo aspetto è stato al centro della conferenza che si è tenuta subito dopo la cerimonia, introdotta dal Prof. Massimo Ferrari e seguita dagli interventi del donatore Lupo Rattazzi e dello storico dell’aviazione Prof. Gregory Alegi.

Nel suo contributo, Rattazzi ha offerto una dettagliata analisi tecnica e documentale per decostruire una delle più durature “fake news” italiane: quella secondo cui l’aereo di Mattei sarebbe esploso in volo a causa di un ordigno piazzato nel vano carrello. L’impatto mediatico e le incongruenze tecniche di tale ipotesi – ha spiegato Rattazzi – sono state rafforzate proprio dall’equivoco sull’identità del velivolo: l’I-SNAI, oggi restaurato, non è mai stato coinvolto nell’incidente, ma è stato spesso erroneamente indicato come il jet della tragedia.

“Con questa donazione non solo restituiamo un pezzo raro all’Italia – ha affermato Rattazzi – ma contribuiamo a ristabilire la verità storica e tecnica su un episodio troppo spesso deformato dalla retorica complottista.”

Il Professor Gregory Alegi, nella sua lectio “Incidenti aerei e complotti: un unicum italiano”, ha evidenziato come la disinformazione aeronautica abbia spesso attecchito in Italia più che altrove, complici la scarsa divulgazione tecnica e una certa predisposizione culturale alle letture dietrologiche. Ha poi analizzato in dettaglio le principali incongruenze emerse nel corso delle indagini sull’incidente del 1962, distinguendo ipotesi non suffragate da prove (come il fantomatico “Capitano Grillo” o l’attentato libico) da elementi oggettivi di ricostruzione.

Il Morane-Saulnier Paris II I-SNAP su cui Mattei viaggiava insieme al pilota Irnerio Bertuzzi e al giornalista William McHale, precipitò in fase di avvicinamento all’aeroporto di Linate. La dinamica rimane complessa, ma l’ipotesi di sabotaggio non ha mai trovato conferme univoche. L’I-SNAI, oggi esposto, diventa così una chiave di lettura per contestualizzare, con rigore e strumenti tecnici, un pezzo di storia italiana troppo a lungo avvolto nella leggenda.

Con questa nuova acquisizione, Volandia consolida il suo ruolo di custode della memoria aeronautica nazionale, offrendo non solo un pezzo unico da osservare, ma anche un’occasione per riflettere sul rapporto tra verità storica, percezione pubblica e rigore documentale.

Alice Mometti

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