Milano è una città dove chi vuole aprire un’attività con negozio fisico continua a investire. Mentre in tutto il resto d’Italia si parla, non senza toni allarmistici, di apocalisse dei retail, il caso del capoluogo lombardo continua a rappresentare un punto di riferimento esemplare a livello nazionale.
Secondo i dati elaborati da Infocamere - Unioncamere e Movimprese, dal 2013 al 2023 sono aumentati del 3% gli esercizi commerciali in città. Si tratta di un dato oggettivamente in controtendenza in confronto a quello di altri centri urbani d’Italia, Torino in primis. Sotto la Mole, infatti, la perdita di quota dei numeri degli esercizi commerciali è stata pari al 17%. Calo ancora più consistente a Roma, con un -18% del numero di negozi aperti nel decennio 2013 - 2023.
Numeri trainati dalle multinazionali
Il dato positivo del commercio al dettaglio nel capoluogo lombardo è indubbiamente interessante - se stai pensando di avviare la tua attività, puoi dare un’occhiata agli annunci di immobili commerciali in vendita a Milano su ImmobiliOvunque.it, portale noto per la presenza di sole offerte selezionate e messe online da agenti esperti e referenziati - ma è necessario considerare il fatto che si parla di numeri frutto soprattutto dell’impegno e degli investimenti di grandi multinazionali.
A movimentare la geografia del commercio al dettaglio all’ombra della Madonnina, sono grandi gruppi per i quali la vetrina meneghina, considerato il profondo legame tra Milano e filiere come quella della moda e del design, è una scelta strategica irrinunciabile.
La perdita di quota dei negozi di prossimità
I numeri sopra menzionati non accendono i riflettori su un dato importantissimo: negli ultimi dieci anni, si è ridotto, e non di poco, il numero di negozi di prossimità in città.
I piccoli esercizi commerciali, in special modo quelli a conduzione familiare portati avanti di generazione in generazione, hanno abbassato la serranda, lasciando posto soprattutto a locali e ristoranti, realtà maggiormente in grado di sostenere gli affitti in crescita continua - e senza eguali in Italia - del capoluogo lombardo.
Le tipologie di attività che sono cresciute di più (e quelle che hanno perso)
Parliamo ora un attimo delle tipologie di attività che sono state interessate da una crescita maggiore nel corso degli ultimi dieci anni. Guardando al settore alimentare, si può notare un aumento importante, pari a ben il 75%, dei numeri dei supermercati.
I minimarket, invece, dal 2013 al 2023 sono aumentati del 53%, arrivando, alla fine dello scorso anno, a raggiungere la ragguardevole cifra di 1208 unità.
A fronte di questi numeri, è da menzionare la chiusura di ben 91 panifici in città.
Anche se il dato, considerando l’immagine che ha Milano nel mondo, può rivelarsi sorprendente, la moda è un settore che ha perso quota - e non poco - dal punto di vista del commercio al dettaglio negli ultimi anni.
Dal 2013 al 2023, sono stati chiusi definitivamente 381 negozi.
Oggi come oggi, a Milano se ne contano meno di 2000.
Numeri in ribasso anche per le attività che si occupano di vendere calzature e articoli di pelletteria. In questo caso, la perdita di quota dal 2013 allo scorso anno è stata di 151 unità.
In tale frangente, gli esperti puntano il dito soprattutto sull’online che, grazie alle politiche di reso flessibili, ha trasformato gli acquisti in negozio in una soluzione decisamente meno allettante e praticata.
Per amor di precisione, è doveroso ricordare che la tendenza a sfruttare l’opzione del reso, decisamente poco sostenibile anche per l’ambiente, si è ridotta a causa della scelta, da parte di diverse piattaforme, di addebitare all’acquirente i costi di spedizione per i prodotti che ha intenzione di restituire.
Da citare come fattore di crisi è anche il cambiamento climatico che, in molti casi, rende inutile lo shopping nei momenti di cambio di stagione.