Le prime settimane dell'anno a Busto Arsizio sono state segnate da episodi, diversi tra di loro, ma che incalzano sul tema del rispetto e dell'educazione. Tema su cui è intervenuta in queste ore l'ex assessore Luciana Ruffinelli con un invito a trarne spunto per promuovere iniziative di riflessione.
In questi giorni, il confronto è stato innescato a proposito del monumento ai Caduti - su cui si sono arrampicati bambini e non solo a Carnevale - con il "nonno e alpino" Franco Montalto (LEGGI QUI, poi QUI E QUI).
Il 2024 era cominciato con il richiamo garbato, ma fermo, di monsignor Severino Pagani dopo i petardi scagliati sulle vetrate in basilica a Natale. «Non siamo arrabbiati, ma tristi e amareggiati. Necessari una forza educativa e un esercizio dell'autorità» disse allora il prevosto. Aggiungendo una frase che colpì: «Non si può lasciare sempre correre» (LEGGI QUI). Un episodio grave, quello, per il pericolo e per i danni portati, quindi vanno fatti tutti i distinguo. Inoltre, va sottolineato che - come disse la vicesindaco Manuela Maffioli condividendo il richiamo - fatti simili per fortuna non sono frequenti.
Con tutte le differenze del caso, resta il tema educativo, alla base.
Sul caso del monumento, Luciana Ruffinelli posta un commento sul gruppo "Nuovo... sei di Busto Arsizio se" che le abbiamo chiesto di poter condividere, sempre sulla scia del desiderio di contribuire a un dibattito sereno ma attento.
Lei scrive così dopo aver letto l'intervento di Montalto.
Mi sono soffermata sulla foto per notare che i volti dei bambini sono stati opportunamente coperti. Giusto rispetto per i piccoli. Ma la foto testimonia anche il contrasto tra una città forse esageratamente festante e irridente e una memoria straziante di figli della stessa città, magari solo di qualche decina di anni più grandi di quei bambini, che in terra, in cielo e in mare sono morti per difendere la libertà e per assicurare la possibilità ai cittadini futuri di vivere in pace e festeggiare ogni tanto.
Mi chiedevo: da chi e come sono stati educati i nostri caduti? Quali parole rivolgevano loro, quando erano bambini, genitori e insegnanti? Come è stata formata la loro coscienza e costruito il senso di comunità e civiltà? Le parole del presidente Montalto sono equilibrate ma colpiscono a fondo. Gli Alpini hanno sempre mantenuto viva la memoria della nostra storia e continuano a militare nelle emergenze. Le parole del presidente Montalto non vengono da un nonno qualunque che passeggia con il nipotino.
Si diano una scossa a Palazzo! Il servizio d'ordine non mancava. Perché ha "chiuso un occhio" su questo ignorante permissivismo dei genitori? Ora il Carnevale è finito. È il momento di dare alla città iniziative di riflessione, magari proprio partendo da questo episodio e dalle parole del presidente Montalto.