È un imprenditore e ha insegnato educazione fisica. Enrico Mismirigo, però, ha una convinzione: si può e si deve sempre crescere e imparare. Vivere in profondità, non lasciarsi vivere. E soprattutto, portare a termine sempre ciò che si inizia.
Ecco perché il bustocco a 44 anni aveva incontrato il karate e ha deciso di incamminarsi sulla strada di questa disciplina. Arrivando, trent'anni dopo, a conquistare la cintura nera, con un gruppo di altri atleti del Bu Do Kan. LEGGI QUI
Tutti giustamente fieri, ma Enrico può esserlo a maggior ragione, perché ha conseguito il risultato a 74 anni. Il che non significa che ora abbia raggiunto il traguardo e si fermi: «Nella vita si riparte ogni giorno».
Ma com'è scoccata la scintilla con il karate?«Il maestro Giorgio Gazich invitò un gruppo di insegnanti di educazione fisica e non solo a presenziare a delle lezioni e ho pensato di poter imparare un'arte che attraverso l'allenamento propedeutico e le tecniche fondamentali mi aiutasse a mantenere pronti i riflessi, l'elasticità psicofisica, la potenza quale risultanza tra forza e velocità». Un'arte - ribadisce - fondamentale per imparare l'autocontrollo e il rispetto per il prossimo.
L'avvio è particolare, perché con Andrea Grasselli come docente, ex alunno di Mismirigo: «Durante una delle prime lezioni ricordo di avergli detto che non volevo favoritismi e lui da persona saggia mi ha risposto che sarebbe stata una mancanza di rispetto nei miei confronti. Così per 7 anni mi ha trasmesso non solo conoscenze tecniche, ma qualche cosa di infinitamente più grande: la passione per un'arte marziale quale il karate fino al raggiungimento della cintura marrone. Successivamente il maestro Giorgio Gazich ha preso in carico la mia squadra, così con i miei amici Stefano, Gilberto e Gigi siamo arrivati alla cintura nera».
Detto così, tutto sembra in discesa. Ma ci sono stati anche i momenti difficili, per conciliare tutto: dagli impegni ai limiti che l'avanzare dell'età pone accanto alla maturità e alla crescita interiore.
«Circa un anno fa - racconta infatti Mismirigo - ero tentato di desistere. Mia moglie Paola in primis, quindi il maestro e gli amici di anni di fatica mi hanno stimolato nel proseguire nel rispetto del peso degli anni, con gli acciacchi che si fanno sentire perché l'anagrafe non si può cambiare... ho deciso di andare avanti. Questo è quanto desidero trasmettere ai giovani: non arrendetevi quando iniziate un percorso portatelo avanti fino in fondo. Come una gita in montagna per vedere l'infinito dobbiamo fare la fatica di salire. In discesa vedremo soltanto il buio. Come dice il mio maestro Gazich a ogni allenamento si impara sempre qualcosa. Così nella vita: ogni giorno impariamo o ci siamo lasciati vivere».
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Non c'è appunto esistenza impegnativa che tenga: bisogna trovare quei momenti per crescere. «Io credo che per avere rispetto per il prossimo occorra prima di tutto il rispetto di se stessi - sottolinea - Il che non è un qualcosa di egoistico. Così io riesco a far star bene anche chi è al mio fianco. Il maestro Gazich mi ha dimostrato il rispetto nei confronti dell'universalità della mia persona e questo mi ha aiutato veramente a crescere. Quando insegnavo, dicevo ai miei alunni ad avere rispetto per i loro talenti... ognuno di noi deve diventare il campione di se stesso. E mai accontentarsi... Adesso sono cintura nera, ma bisogna ripartire e andare avanti ogni giorno».