Ci sono diversi fili che legano Como a Busto Arsizio. Uno non può che essere il tessile, pur nella differenza di produzione, ovvero la seta e il cotone. Ma Gigi Meroni - scomparso a 24 anni a Torino nel 1967, dopo essere stato investito - ci racconta ancora qualcosa di più: così comasco, così capace di unire oltre ogni confine, anche di tempo. Tra l'altro, i tifosi storici della Pro Patria lo ricordano tra i protagonisti di una sconfitta inferta dal Como ai tigrotti (2-0) nei primi anni Sessanta in serie B. Ma ammirarono la sua prestazione, un vero gioiello, e la Gazzetta definì «arabeschi» le sue azioni contro la Pro di Amadeo e Taglioretti.
Un calcio autentico
La nuova mostra temporanea al Museo della Seta di Como è un'opportunità irresistibile, e anche salutare, per chi nutre ancora una speranza, grande o minuscola, di vedere un calcio di identità e valori. Sarà ospitata dal 17 dicembre (inaugurazione alle ore 18, sala Penelope) al 27 gennaio e narrerà il mito della "farfalla granata" attraverso tanti mezzi, che sono cimeli calcistici, foto, opere d'arte e disegni per tessuti. Sì, perché Gigi Meroni - mito del Torino ma non solo - era artista sul campo e prima ancora nei suoi disegni.
Il Museo della Seta di Como nell'annunciare la mostra ha definito Meroni «una delle figure più iconiche, rivoluzionarie e poetiche del calcio italiano... Un campione fuori dagli schemi, un simbolo generazionale, ma anche e soprattutto un creativo». Sport, arte e cultura si fondono in un uomo che ha incarnato la libertà, prima di tutto quella di essere se stesso.
La genesi
Spiegano in una nota gli organizzatori: «L’esposizione nasce da un progetto curato dal Museo della Seta di Como, realizzato grazie alla collaborazione e ai prestigiosi prestiti provenienti da Maria Meroni, Museo del Como, Museo della Storia del Genoa, Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata e MaglieStoricheGenoa. L’evento è reso possibile anche grazie al sostegno di Gigi Events SRL, Lighting For Art di Francesco Murano, Maurizio Camponovo Audiovisivi. La mostra gode inoltre del patrocinio di Panathlon International Club Como, Comune di Como e Como Città Creativa Unesco – City of Crafts and Folk Arts, Como 1907, Genoa Cricket and Football Club e Torino Fc. La Provincia è media partner».
Questa mostra si snoda in due nuclei. C'è quello ovviamente riservato al calciatore, che comincia nel Como, arriva a Genoa e Torino, conquistando con il suo stile e la sua eleganza sul campo. Ecco maglie di valore storico come esemplari della Ficg, della Nazionale, del Torino e del Genoa, accompagnate da cimeli originali, materiali d’epoca, articoli della stampa di quel tempo.
Ma poi spazio al creativo, nei panni di un disegnatore tessile: «È negli studi serici comaschi che affiorano le sue prime intuizioni formali: linee essenziali, colori netti, geometrie personali. Undici i disegni per tessuti esposti per la prima volta, risalenti agli anni 1958-1959. Il linguaggio – che ritroviamo anche nelle sue tele – anticipa una visione estetica originale, istintiva, libera da convenzioni».
Per la mostra, foulard in seta riproducono con meticolosa fedeltà i disegni che escono dalla matita di Gigi Meroni. Questo attraverso la collaborazione di Tessitura Vitali per la produzione del tessuto, Stamperia di Lipomo per la stampa e Brenna Fanny per la variantatura dei colori. Spazio pure a una fase torinese di una produzione artistica che narra il Meroni più intimo. Poi, le ripercussioni sulla cultura contemporanea tramite teatro, saggi, fumetti per un talento definito «ribelle e gentile».
Quello che ci dice oggi
In un calcio disilluso, Meroni esercita ancora un forte fascino, perché ci racconta appunto della lealtà a se stessi e ai valori dello sport. Teneva all'amicizia - sottolinea Graziano Brenna, industriale a capo della Fondazione Setificio ed ex calciatore - e si presentava con naturalezza su quei campi dov'era cresciuto, anche quando era nella nazionale. Non come la maggior parte dei giocatori di oggi, troppo spesso star del virtuale e con social blindati, distanti (con rare eccezioni) dalla bellezza dei legami sui campi dove hanno tirato i primi calci. O come le società di oggi, anche a livelli inferiori, dove un calciatore che si avvicina per strada o ai suoi amici-tifosi viene subito strigliato. Il mito è simbiosi nei valori, umiltà: non distanza, grida l'esempio di questa leggenda vera.
Come diceva Pierangelo Battocchi nel libro "Gigi Meroni-Una vita a tutto campo" di Pierluigi Comerio (Carlo Pozzoni Editore), «Gigi era come un orologio che non si scaricava mai. Aveva una forza inesauribile, una voglia di vivere che non ha mai visto. Nessuno riusciva a somigliargli perché era unico in ogni sua manifestazione: che fosse seria o divertente, riusciva sempre a stupire». Tutti i lunedì, dopo la partita con il Genoa o il Toro, passava dagli amici al Coo Bar. Proprio sul campo di San Bartolomeo aveva iniziato da bambino e non poteva dimenticarlo.
«Ha fatto la carriera che tutti noi, ragazzi di San Bartolomeo, avremmo voluto fare, senza averne la possibilità - osserva Graziano Brenna - nel medesimo libro - perché nessuno possedeva il suo genio calcistico, le sue doti di giocoliere, la sua classe».
Informazioni
Museo della Seta di Como
Via Castelnuovo 9, 22100 Como
Orari di apertura:
martedì 14.00-18.00
mercoledì-domenica 10.00-13.00 e 14.00-18.00
Ingresso incluso nel biglietto del Museo
Info e prenotazioni:
www.museosetacomo.com














