C’è chi la storia della città l’ha scritta sui libri di storia e chi, come Alberto Ceccuzzi, l’ha vissuta dietro il bancone di un negozio, tra un affare concluso e una risata condivisa. Domenica prossima, 14 dicembre 2025, alle ore 18:00, la Galleria Boragno di via Milano ospiterà la presentazione di “40 anni di risate” (Edizioni TraccePerLaMeta), l’ultima "fatica" letteraria di Ceccuzzi. Non si tratta solo di un libro di barzellette, ma di un vero e proprio atto d’amore verso un modo di vivere la comunità che sembra ormai sbiadito, il tutto con un nobile fine benefico.
Ceccuzzi, volto noto del commercio bustocco prima e varesino poi, co-titolare "dell'insegna" Dino Ceccuzzi, nonché tra i fondatori (e primo presidente) del Comitato Commercianti Centro Cittadino e della storica rivista satirica “Che Baraonda”, ha deciso di aprire il cassetto dei ricordi. O meglio, il file del computer che ha rischiato di andare perduto.
Dagli appunti volanti al libro
La genesi dell'opera affonda le radici in decenni di attività commerciale. «Tutto è nato ormai più di trent’anni fa, quando avevo il negozio», racconta l'autore. «C’era un giro di persone, viaggiatori e amici, che mi raccontavano un sacco di barzellette e io ricambiavo con le mie. Ricordo di gusto il signor Bruno Tosi, un fornitore di barzellette eccezionali: quando veniva in negozio c’era sempre questo tipo di condivisione».
Quelle storie, inizialmente appuntate su foglietti volanti «che poi puntualmente si perdevano», sono state salvate in extremis. «Anni fa li ho messi su computer per paura di smarrirli, più recentemente ho ritrovato il file e ho deciso di lavorarci su - spiega Ceccuzzi - Sarebbe stato un peccato perderle, perché raccontate con il cuore sono bellissime».
Tra Lingua Bustocca e tecnologia
Il volume raccoglie 98 barzellette "tradizionali", intervallate da illustrazioni di pregio, tra cui spiccano quelle di Tito Riverso, storica firma che collaborò anche ai tempi di "Che Baraonda". Ma c’è un tocco di bustocchità verace che impreziosisce l'opera.
«Ci sono dentro alcune barzellette scritte in “lingua bustocca” - precisa con orgoglio l'autore - Per questo devo ringraziare Luigi Giavini, che donandomi la sua grammatica mi ha permesso, da autodidatta, di scriverle correttamente tra accenti e dieresi. È stato un gran lavoro, ma piacevolissimo».
Ceccuzzi non si ferma alla carta stampata e strizza l'occhio alla modernità: nella penultima pagina del libro è presente un QR Code. «Attraverso quello si possono scaricare altre 35 barzellette a luci rosse, specificando che sono vietate ai minori di 18 anni, così siamo tranquilli», scherza l'autore.
Solidarietà concreta
Al di là dell'intrattenimento, il motore dell'iniziativa è la beneficenza. «È un libro a sfondo benefico - sottolinea Ceccuzzi - Il ricavato andrà alla Fondazione Maria Letizia Verga per la ricerca e la cura della leucemia dei bambini».
La risposta del pubblico, in anteprima, è stata già incoraggiante. Durante una recente conviviale del Lions Club varesino a Bodio Lomnago, sono stati raccolti fondi significativi: «Qualcuno ha già capito il senso del dare: abbiamo venduto molti più libri di quanto ci aspettassimo, il che vuol dire che il messaggio è arrivato».
Nostalgia di una Busto che fu
Parlando con Ceccuzzi, emerge forte il legame con la Busto Arsizio degli anni d'oro, quella del “Che Baraonda” (di cui ricorda con affetto la prima mostra al Palazzo Cicogna con tutti i numeri esposti) e di una socialità diversa.
«Alla fine ho scoperto che a farmi fare questo libro è stata la nostalgia», confessa l'autore. «Nostalgia di quei momenti passati in cui vedevo gli amici ridere ed ero felice per questo. Oggi la società è cambiata tantissimo, non c’è più quella “Busto familiare” di una volta, dove ci si conosceva tutti. I nuovi arrivati sono bravissime persone, lavoratori, ma stanno iniziando solo ora a fare parte del tessuto cittadino. Spero che queste barzellette diano un po' di movimento allo spirito».
Un progetto aperto
L'autore guarda già al futuro con un progetto interattivo chiamato "Mille risate qua e là". «Se qualcuno volesse acquistare il libro e si sentisse un “barzellettaro”, c’è una mail dedicata a cui mandare le proprie storie», conclude Ceccuzzi. «Io e l’editore le valuteremo per una possibile nuova raccolta, citando ovviamente nome e città dell'autore».














