L’anno del centenario, il periodo devastante del Covid, lo stadio che suona strano senza il pubblico, il ritorno verso la normalità. E ancora i playoff vissuti, accarezzati, i campionati quelli “giusti”, quelli in cui la salvezza è a rischio e poi si acciuffa con un traguardo inaspettato, quelli in cui si parte in maniera fiammante e poi si resta delusi.
Quante stagioni, quante "vite" della Pro Patria attraversate da Nicolò Ramella nella sua veste di responsabile di comunicazione della società, che oggi ha comunicato ufficialmente la sua partenza per nuove sfide professionali. Una veste che in realtà non si può nemmeno "stringere" così. Nicolò ha amato e ama profondamente lo stadio Speroni e la sua storia, ha voglia di proiettarla in futuro, se n'è preso cura con Emanuele Gambertoglio fondando l'associazione Tigrotto 1919 e puntando sulla mascotte e non solo per risvegliare l'amore per i colori bianco e blu a Busto Arsizio.
Tante vite che non si possono rinchiudere in parole o immagini. Ci proviamo solo con alcune di esse.
La gioia di accompagnare i tigrotti al Bar Franco per le premiazioni di "tigrotto del mese", ragazzi dei quali si è preso cura come un fratello, a volte un giovane papà, e l'entusiasmo che ci ha visti camminare insieme per il settore giovanile.
Il volto che racconta, non tradisce perché non c'è niente di cui vergognarsi, le emozioni del pre o dopo partita: scavato nelle prestazioni deludenti - ma sempre accanto ai ragazzi - e quella risata spontanea con Vargas nei momenti buoni di quest'anno.
La cerimonia finalmente arrivata per intitolare la sala stampa ad Adamo Cocco e ai suoi valori di un giornalismo serio, leale e mai partigiano a cui dovrebbero ispirarsi tutti: quel giorno la rispettosa stretta di mano con un collega come Restelli è un'immagine che ci resta dentro.
E poi tanti altri momenti, che condividiamo, di quelli spesso non gridati e per questo preziosi: sorrisi, incazzature perché le cose bisogna sempre dirsele in faccia per rispetto di se stessi e la Pro Patria non si aiuta con la piaggeria, le mattinate a scuola, la visita dai bambini ucraini portati via dalla guerra grazie a don Giuseppe, piogge pazzesche come quella di Meda che fece soffrire quasi - quasi eh- quanto la sconfitta con il Renate o la cornice da sballo a Bolzano nel pareggio per poco ricostituente contro il sempre nostro mister Javorcic.
Poi, per noi che abbiamo creato la trasmissione Stadio Aperto per tenere connessi tifosi e Pro durante il Covid, quella puntata in cui comparvero i genitori di Nicolò. L'orgoglio reciproco, una lezione bellissima. QUI
Siamo sempre anche ciò da cui proveniamo.
Adesso dritto verso un futuro sempre più stimolante, Nicolò: auguri da tutti noi.
E benvenuta Martina Crosta: sappiamo che sei tosta e lo dimostrerai.