Il primo, immenso grazie risuona nella basilica di San Giovanni e prende tante strade, perché tanti volti sono riuniti per la tappa religiosa della festa patronale di Busto Arsizio. Ad aspettare l'ingresso dei sacerdoti oltre ai fedeli le autorità civili e militari, nonché le associazioni, una grande squadra dai molteplici colori e dallo stesso intento: aiutare la città.
Ciascuno a modo suo, lo racconta ogni divisa. Anche durante la messa, quando una persona si è sentita poco bene complice il caldo, la solerzia e l'esperienza hanno disposto subito un soccorso di cuore oltre che di cure.
In basilica, la preghiera a San Giovanni Battista ricorda l'importanza del patrono di Busto, rimarcata dalle letture e dai canti delle corali. Prima, l'ingresso in chiesa di tutti i preti. Ci sono anche monsignor Claudio Livetti e don Peppino Aldeni, diversi sacerdoti originari di Busto: fra tutti, don Marco Prandoni, che presiederà la messa tra ricordi dei primi passi e invito a camminare insieme.
Monsignor Severino Pagani lo rimarca: «È una grande festa, San Giovanni è il patrono della comunità cristiana e della nostra città. Una tradizione e la celebrazione di una grande collaborazione tra realtà spirituale e civile. I cristiani vivono il mondo, collaborano insieme, vivono la pace». Ringrazia il prefetto Salvatore Pasquariello, il sindaco Emanuele Antonelli, tutti coloro che partecipano al momento religioso prima della cerimonia civile di questa sera.
Ma tra i fedeli, ce ne sono diversi che aspettano che parli don Marco. «È proprio lui» commenta qualcuno, emozionato. Sono trascorsi 25 anni dall'avvio del suo cammino sacerdotale - «l'inizio di una grande avventura» - e li ripercorre tutti, il sacerdote, attualmente a Nerviano. Prima la partecipazione delle attività a San Michele, poi a San Giovanni. Quindi la decisione di entrare in seminario: «Sono tornato a studiare dopo 6 anni, a fare temi... Mi sono fatto domande, ho avuto conferme. Un desiderio che si è fatto sempre più importante, modella la vita, fa appassionare su come trasmettere la stessa amicizia sentita su di me da parte di Gesù».
Sorride, don Marco, ricordando l'avvio metaforico in salita, con la gamba ingessata, fa risentire la commozione del giorno dell'ordinazione, quando sul suo volto comparve il pianto: nessun ripensamento, era un pianto di liberazione. La grande avventura era iniziata e c'era da percorrerla con quel desiderio incalzante.
Una storia da rivivere insieme, fino al termine della celebrazioni e a un altro momento toccante: la benedizione di un'ambulanza donata alla Cri.
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