Cinque anni senza il "Merlino". Senza un amico - l'angelo custode è rimasto e si fa sentire con il suo stile, fedele e non invadente - per giocatori e tifosi, che si ricordano le sue imprese alla Pro Patria.
Ecco che rivediamo Carlo Merlo, per tutti Merlino, mentre si prende cura dello stadio Speroni e in realtà della sua gente. A bordo campo, al centro del cuore. A rubare i palloni perché il sogno tigrotto vada in porta senza esitazione, a vivere gli scherzi che ti fanno sentire un tutt'uno con la squadra, come quando Paolo Tramezzani gli fece trovare la sua Twingo proprio in mezzo al campo.
Se ne andava cinque anni fa, il "Merlino", pochi giorni prima della promozione in C conquistata dai tigrotti di Javorcic.
Ma non se n'è andato davvero. Piuttosto, a volte allo stadio sembra essere volata via quella seria leggerezza che faceva sentire tutti uniti, perché contava essere insieme per la Pro Patria. Non mettersi in vetrina, non rivendicare chi c'era prima o dopo, non costruire divisioni per brillare: la luce, era di tutti e si chiamava Pro Patria.
Forse, il calcio di oggi ha smarrito questo spirito. O forse, questa era una magia del Merlino: ma poi, basta che nel giorno di questo triste anniversario, un calciatore e un tifoso si scambino messaggi così "Ti ricordi quella volta che...?", che giri la sua foto, lui felice sul trattore oppure concentratissimo, quasi corrucciato, sugli spalti a seguire le azioni della partita, che in una chat esplodano nostalgia e riconoscenza.
E allora, eccola ancora lì, la magia del Merlino.