Quando pensiamo alla nostra Costituzione con tutta probabilità una delle prime cose che non ci salta alla mente è che tra i 556 “padri” costituenti ci fossero anche 21 donne, il cui lavoro contribuì a renderla come la conosciamo oggi.
Per permettere ai ragazzi delle classi quinte del “Facchinetti”, e ad alcuni alunni che partecipano al corso di filosofia, di riflettere su questo importante tema, la scuola ha organizzato un evento in collaborazione con ANPI, al quale ha presenziato anche la presidente castellanzese Ivana Sonna.
«Oggi, in vista del 25 aprile – spiega la dirigente Anna Maria Bressan – vogliamo ripensare alla Costituzione concentrandoci sulla presenza delle donne nell’assemblea costituente andando a vedere, grazie all’aiuto dei nostri relatori, quale sia stato il loro contributo nella stesura del documento».
Un documento che, ha ricordato la presidente dell'Anpi Provinciale di Varese Ester De Tommasi, per essere pienamente compreso deve essere inserito nel contesto storico di quegli anni, non solo prestando attenzione alle condizioni di vita durante la guerra, ma soffermandosi anche su quelle del ventennio fascista. Soprattutto per quanto riguarda il ruolo in cui esso aveva relegato le donne.
«Il fascismo impose alle donne il ruolo di madri casalinghe – sottolinea la presidente provinciale – spogliandole di ogni autonomia e considerandole alla stregua di mere fattrici; quanti più figli facevano tanto più erano celebrate, e per ogni altro aspetto della loro vita dovevano fare riferimento agli uomini della famiglia.
Nonostante ciò durante la guerra moltissime di loro fecero la loro parte per la Resistenza, in moltissimi modi, e il loro contributo fu fondamentale per arrivare al giorno della Liberazione».
Questo contributo non si esaurì con la nascita della Repubblica Italiana, in occasione del quale per la prima volta anche alle donne fu concesso il diritto di voto, né con l’elezione dell’assemblea costituente.
Anche in questo gruppo, infatti, la rappresentanza femminile, anche se in netta minoranza rispetto al numero dei colleghi uomini, fece moltissimo per rendere la nostra Costituzione quella che ancora oggi viene definita “una delle più belle costituzioni nel mondo”.
«Senza il contributo di quelle che potremmo definire le “madri costituenti” – rimarca l’avvocato Paolo Moroni – la Costituzione sarebbe molto diversa; furono loro, infatti, a insistere perché fossero inseriti in maniera esplicita quei valori di libertà, di parità e di inclusione che ne sono uno degli aspetti fondanti.
Erano donne di estrazione sociale, politica ed età estremamente differenti, ma proprio per questo riuscirono a rappresentare la totalità delle donne italiane e a far cadere, per la prima volta, il modello patriarcale che sino ad allora rappresentava la normalità per le famiglie del nostro paese».
Non fu certo un percorso facile, quello che portò queste coraggiose ventuno donne all’interno della costituente, e questo con tutta probabilità non sarebbe stato possibile se alle italiane non fosse stato concesso il diritto di esprimere la propria opinione attraverso il voto.
A sottolineare la difficoltà di questo percorso, e come essa ancora oggi sia tristemente attuale, è stata Martina Rossi: «la strada che ha portato le donne a poter votare e a candidarsi non fu semplice – conclude la dottoressa dell’Istituto Pedagogico della Resistenza – e credo di poter affermare con certezza che la si stia percorrendo ancora oggi.
È sotto gli occhi di tutti che le donne attive in politica sono ancora in numero nettamente minore rispetto agli uomini, ed è necessario fare in modo che la parità venga finalmente raggiunta anche in questo ambito».
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