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Busto Arsizio | 06 aprile 2023, 15:22

L’ex garante dei detenuti: «Con Roncari riconosciuto il ruolo dei volontari. Ma senza personale si può fare poco»

È terminato l’incarico assunto nel 2017 da Matteo Tosi. Il quale, per dare maggior peso e visibilità a un ruolo «senza poteri», lo avrebbe affidato a Nino Caianiello o Stefano Binda. Con la consapevolezza che, senza personale, si può fare poco: «Il governo faccia la destra e assuma innanzitutto poliziotti»

Matteo Tosi quando sedeva in Consiglio comunale a Busto

Matteo Tosi quando sedeva in Consiglio comunale a Busto

Con la nomina di Pietro Roncari, il ruolo di Matteo Tosi di garante dei detenuti della casa circondariale di Busto Arsizio è terminato ufficialmente.
Aveva assunto l’incarico nel 2017 e, in questi anni, il dialogo tanto con la direzione del carcere quanto con la politica non è stato semplice, come emerso anche pubblicamente (al punto da dimettersi da consigliere comunale di Busto Grande).
Tosi lascia con più d’una perplessità sulle possibilità concrete per il garante di svolgere il suo ruolo. Dovute anche alla carenza di personale in carcere: «È questo il vero stallo»

«Volontario col patentino»

Cosa direbbe Tosi al suo successore? «Roncari fa il volontario da un pezzo, non credo che abbia bisogno dei miei consigli rispetto al mondo carcere – osserva l’ex garante –. Gli auguro buon lavoro. È molto positivo il fatto che sia un esperto del mondo arabo-africano e che parli l’arabo. In assenza dei mediatori culturali, è un aspetto importante».

Per Tosi, questa nomina «è un sacrosanto riconoscimento all’importanza che i volontari hanno e hanno avuto all’interno della struttura, che altrimenti sarebbe esplosa da tempo, a mio avviso».

Allo stesso tempo, però, «rischia di confermare che il garante è un volontario con il patentino, come mi sentivo io. Senza un vero potere, un vero budget per influire sulle cose, un supporto politico. Io avrei voluto che Luca Cirigliano continuasse a fare il garante, hanno insistito perché lo facessi io, promettendomi un sostengo alle mie iniziative che è poi mancato. Se l’obiettivo del garante, al di là di migliorare la vita interna delle persone recluse, è far respirare carcere e città fra di loro, questo deve poter organizzare eventi, manifestazioni: portare in città la consapevolezza del carcere e nel carcere la consapevolezza di fare parte della città».

«Un ruolo senza poteri»

«Il sito del garante nazionale specifica che questo ruolo non ha nessun potere, ma almeno ha risorse e staff. Figuriamoci un garante locale che cosa può fare», constata Tosi.

Certo, «si può dare una mano a qualcuno, ma devi occuparti – a spanne – di 400 persone collocate dove dovrebbero starcene 250. Tutte avrebbero il diritto di bussare alla tua porta e sottoporti i loro problemi. Ma, una persona per 400, con due spicci, che cosa può fare? È una lotta coi mulini a vento. Quello che si può fare non è diverso da quello che potrebbe fare con grande cuore un volontario. Che, ribadisco, è un ruolo fondamentale. Io però non ho voluto agire così per rispetto del senso della nomina e delle istituzioni, altrimenti avrei continuato a fare semplicemente il volontario».

Per paradosso, o per esperienza, l’augurio molto “concreto” di Tosi è che il suo successore, «se ne infischi di far rispettare il “valore socio-politico” del ruolo e vada avanti a fare il volontario. Che è quello che si può realmente fare».

Caianiello o Binda

Tosi aveva pensato a una figura diversa per questo ruolo. «Io auspicavo che fosse Nino Caianiello, anche se in questo momento non potrebbe farlo».
Caianiello, passato da essere il referente politico di Forza Italia in provincia di Varese a principale imputato dell’inchiesta “Mensa dei poveri”, è uscito dal carcere di via per Cassano lo scorso dicembre (leggi qui le sue parole).
«Per me c’è bisogno di una persona che ha avuto a che fare con la politica e che conosca questa realtà, per far presente alla politica cose che, un po’ per non voglia, un po’ perché ha altri problemi, non vede e non conosce».

Oppure «un personaggio noto come Stefano Binda», assolto definitivamente dall’accusa di aver ucciso Lidia Macchi dopo aver trascorso oltre 1.200 giorni in carcere.
«Vista la sua esperienza da carcerato innocente, immagino potesse aver voglia di alzare la voce, con una rilevanza mediatica sicuramente superiore alla mia».

Lo stato assuma personale

Il nodo, per Matteo Tosi, è la carenza di personale. «Spero che Roncari voglia alzare la voce sul fatto che in carcere, prima di esserci troppi detenuti, c’è troppo poco personale. È questo il vero stallo. Personale in genere: medici, assistenti sociali, mediatori culturali, educatori. E innanzitutto poliziotti, che hanno il contatto quotidiano in sezione con i detenuti. Qualsiasi iniziativa tu voglia fare, non c’è la polizia necessaria, che manca già nella quotidianità».

Pertanto «spero che il governo faccia la destra e assuma poliziotti. E faccia il centrodestra liberale, assumendo personale per offrire una performance degna per le tasse che pagano i cittadini. Perché l’80 per cento circa dei detenuti commette recidiva. Per quello che costa il carcere, è un servizio che offre una pessima performance.
In questo senso, come abbiamo fatto io e il cappellano don Riboldi, auspico che il nuovo garante cerchi di portare lavoro e attività: quando un detenuto lavora, la sua possibilità di rientrare in carcere si abbassa del 70 per cento».

Riccardo Canetta

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