«Un grande inno alla vita che racconta di una coppia cristiana autenticamente radicata nella fede e alimentata dall’amore che viene dall’Alto». Così il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa ha commentato la storia di Anna e Giovanni Rimoldi, raccontata nel libro a firma di Mario Colombo e Laura Vignati.
In una lettera firmata di suo pugno e inviata agli autori non solo ha apprezzato la vicenda di una coppia che ha saputo vivere secondo i dettami evangelici, ma ha anche accettato la proposta di coinvolgere i Cavalieri del Santo Sepolcro per la pubblicazione del manoscritto di Giovanni Rimoldi e Anna Puricelli sulla storia del santuario di Deir Rafat, il testo che il bustocco aveva scritto qualche anno fa, ma non era riuscito a pubblicare. «Mi pare un’idea interessante – ha scritto il patriarca – che terrò senz’altro presente».
E ha aggiunto: «Il testo “Anna e Giovanni” mi sembra un grande inno alla vita che offre la possibilità a molti di conoscere la storia di questa coppia cristiana, autenticamente radicata nella fede e alimentata dall’amore che viene dall’Alto. La profondità e l’autenticità degli scritti di Giovanni Rimoldi e di sua moglie Anna Marinella Puricelli da voi raccolti e illustrati incoraggiano a riflettere e ad affrontare quanto la vita ci offre alla luce dell’unica speranza che non delude e mi auguro che possano essere di aiuto a tanti».
Gli studi storici in Terra Santa
Nel 1998 al prof Rimoldi, sapendo che aveva pubblicato i due libri sulla storia di Borsano e sulla Famiglia Rasini, venne proposto di scrivere una guida del santuario. Il prof accetto perché sarebbe stata per lui l’occasione per visitare i luoghi santi. Così con il vescovo di Nazareth e lo stesso patriarca latino di Gerusalemme ottenne il permesso per accedere agli archivi ed effettuare interviste. Ne nacque un manoscritto di settanta pagine col titolo di “Nostra signora regina di Palestina e l’opera di Deir Rafat”.
«Si cercò di pubblicare il libro – scrive Mario Colombo – ma furono troppi gli ostacoli. Mancavano soldi e si chiese l’aiuto dell’ordine Equestre dei cavalieri del Santo Sepolcro, certamente interessati all’opera perché la Regina di Palestina è la loro patrona. Ma, essendo diffusi in tutto il mondo, sarebbe stato necessario realizzare almeno l’edizione in lingua inglese, se non anche quella in francese e spagnolo. Infine con l’esplosione della seconda Intifada nel settembre 2000, il titolo e l’argomento sarebbero potuti sembrare “politicamente scorretti”. Si pubblicò solo una piccola guida di venti pagine in formato tascabile destinata ai visitatori del santuario, in due edizioni, italiano e arabo. Un peccato che non si sia ancora riusciti a pubblicare il libro, perché non esistono altre opere organiche sull’argomento».