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Storie | 10 giugno 2025, 17:43

Dalla fabbrica alla cultura: la rinascita della Manifattura Tosi

La biblioteca di Castellanza sorge nell’ex Manifattura Tosi, un tempo cuore dell’industria tessile locale. Dopo anni di abbandono, l’edificio è stato recuperato attraverso un progetto di rigenerazione urbana che ne ha preservato l’identità storica. Oggi è un luogo di cultura e memoria, simbolo della trasformazione della città

Dalla fabbrica alla cultura: la rinascita della Manifattura Tosi

C’era un tempo in cui il rumore dei telai riempiva l’aria di Castellanza, quando il fiume Olona non era solo un elemento del paesaggio, ma la linfa vitale di un’industria fiorente. Dove oggi si sfogliano libri e si studia in silenzio, un tempo centinaia di operai lavoravano tra il vapore e l’odore acre delle tinture. L’edificio che oggi ospita la Biblioteca Civica di Castellanza è un pezzo di storia che ha saputo reinventarsi: da manifattura tessile a simbolo di cultura e rigenerazione urbana.

Questa è la storia di un luogo che ha attraversato i secoli, mutando forma e funzione, ma restando sempre al centro della vita della città.

Dal mulino alla fabbrica

La storia della biblioteca civica di Castellanza affonda le radici nel tessuto produttivo della Valle Olona, un territorio in cui l’acqua ha sempre avuto un ruolo determinante nello sviluppo economico e industriale. Prima ancora dell’avvento della macchina a vapore, furono i mulini ad acqua a rappresentare i primi nuclei dell’industrializzazione, trasformandosi progressivamente in fabbriche tessili tra il XVIII e XIX secolo.

A Castellanza, come in tutta la valle, gli insediamenti produttivi sorsero attorno a questi mulini, adattati alle esigenze dell’industria nascente. Le filature e le tintorie trovarono posto lungo il fiume Olona per sfruttarne le risorse idriche, mentre le tessiture si distribuirono nel territorio circostante. Il processo di industrializzazione fu avviato all’inizio dell’Ottocento da imprenditori locali, tra cui i Ponti, i Turati, i Cantoni e i Bernocchi, noti come i “pionieri del cotone”.

La storia della Manifattura Tosi

L’edificio che oggi ospita la biblioteca faceva parte della Manifattura Tosi, una delle principali aziende tessili della zona. La società venne fondata a Busto Arsizio nel 1870 da Roberto Tosi e suo padre Agostino. Tra il 1885 e il 1888 acquisì gli opifici di Busto Arsizio e Castellanza della ditta Francesco Turati, una delle più antiche realtà del settore, fondata nel 1827.

Il complesso produttivo di Castellanza si sviluppava lungo la sponda sinistra del fiume Olona e comprendeva diversi edifici, tra cui un impianto di candeggio nella parte nord. Con l’ampliamento dell’attività, la Manifattura Tosi arrivò a disporre di una superficie di 225mila metri quadrati e a impiegare circa 2mila operai prima della Prima Guerra Mondiale.

All’inizio del Novecento fu costruito l’edificio destinato alla finitura dei tessuti, quello che oggi ospita la biblioteca civica. La crisi del settore tessile portò al fallimento dell’azienda nel 1973, segnando la fine di un’epoca per l’industria cotoniera locale.

Le condizioni di lavoro in fabbrica

L’attività nelle candeggiature e nelle tintorie era estremamente dura. Lavorare in ambienti caldi e umidi, a contatto con sostanze chimiche aggressive, comportava rischi significativi per la salute: ustioni per il contatto con soluzioni corrosive, danni al sistema respiratorio causati dall’inalazione di vapori tossici, turni di lavoro massacranti e paghe spesso inadeguate.

Tra il 1920 e il 1940, la Manifattura Tosi costruì case per i propri dipendenti, cercando di migliorare le loro condizioni di vita. Tuttavia, il declino dell’industria tessile segnò inevitabilmente il destino di molte aziende del settore.

Dalla fabbrica alla biblioteca: un progetto di rigenerazione urbana

Dopo la chiusura della Manifattura Tosi, il suo stabilimento rimase per anni in stato di abbandono. Negli anni Settanta e Ottanta una parte degli edifici fu recuperata per ospitare il Centro Civico di Piazza Soldini, mentre altri vennero demoliti negli anni Novanta per lasciare spazio alla sistemazione di Piazza Mercato.

L’edificio della finitura tessile, invece, fu oggetto di un importante intervento di riqualificazione a partire dal 1997, culminato nel 2004 con il progetto dello studio Dap Studio. L’obiettivo era quello di restituire lo stabile alla comunità, trasformandolo in un polo culturale centrale per Castellanza.

Il recupero ha mantenuto il rispetto dell’architettura industriale originale, inserendo elementi contemporanei come i bow-window in acciaio e vetro, che conferiscono all’edificio un aspetto moderno pur valorizzando la sua storia. Anche l’illuminazione graduale con cambi cromatici contribuisce a rendere la biblioteca un punto di riferimento urbano, un po’ come avvenuto per l’ex Cotonificio Cantoni grazie all’intervento di Aldo Rossi.

All’interno, la struttura è stata organizzata per valorizzare i pilastri e le volte originali, con isole tematiche dedicate alle diverse aree funzionali della biblioteca. Il progetto di riqualificazione si è esteso anche agli spazi esterni, culminando nel 2024 con la realizzazione della “Grande piazza lineare dell’Olona”, un’area arricchita da nuovi arredi urbani per migliorare la vivibilità del centro cittadino.

Un esempio di recupero della memoria industriale

Oggi, la biblioteca civica di Castellanza rappresenta un perfetto esempio di rigenerazione urbana e di riconversione di un patrimonio industriale in un luogo di cultura e aggregazione. Il passato produttivo della città non è stato cancellato, ma valorizzato attraverso un sapiente equilibrio tra conservazione e innovazione.

A testimonianza di questa trasformazione, un pannello illustrativo recentemente inaugurato all’interno della biblioteca racconta la storia di questo edificio e della sua evoluzione: da fabbrica tessile a cuore culturale di Castellanza.

Laura Vignati

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