Il consiglio comunale di Busto Arsizio si schiera con le donne iraniane. Martedì sera, il momento riservato agli interventi liberi è stato quasi interamente dedicato a riflessioni sulle proteste scaturite dalla morte di Masha Amini, arrestata dalla cosiddetta polizia “morale” per non aver indossato il velo.
Assise compatta nella vicinanza alle donne iraniane, ma Fratelli d’Italia ha evidenziato che «ciò che accade in questa sala consiliare non ha il potere di cambiare lo status quo». Trovando una sponda in Matteo Sabba (lista Antonelli): «Non bisogna pensare a certe tematiche solo quando c’è una spinta mediatica».
«Polemiche sterili e occasione parzialmente sprecata», osserverà al termine dei lavori Valentina Verga del Pd.
Dal 16 settembre, le proteste in Iran continuano a essere represse con la forza. Tante le donne scese in piazza.
«Donne coraggiose in grado di accendere una nuova rivoluzione femminista davanti agli occhi del mondo, che non può restare fermo», ha osservato Chiara Colombo (lista Antonelli).
«La tematica non ha colore politico», ha aggiunto Valentina Verga (Pd), che aveva suggerito di dare vita a un momento di riflessione di questo tipo. L’esponente dem ha letto i versi di Forough Farrokhzad, poetessa iraniana che ha raccontato tante storie di donne.
E se Gianluca Castiglioni (Busto al Centro) ha ricordato che «purtroppo anche in Italia ci sono diversi femminicidi», e Giuseppina Lanza ha evidenziato che «il gruppo Popolo, Riforme e Libertà è vicino alle donne iraniane, ma anche a chi in qualsiasi angolo del mondo subisce soprusi», Claudia Cozzi, dopo aver premesso che «Fratelli d’Italia si schiera con le donne iraniane e contro ogni forma di violenza», non ha nascosto perplessità per le iniziative che rientrano nel «politicamente corretto». «Ciò che accade in sala consiliare a Busto - ha detto - non ha il potere di cambiare lo status quo o di influenzare le decisioni del governo iraniano. La violenza di genere dev’essere una battaglia da combattere quotidianamente anche qui. Troppo comodo tagliarsi ciocche capelli e postare le foto sui social, per poi voltarsi dall’altra parte quando si sente il vicino picchiare la moglie».
Intervento condiviso da Matteo Sabba (lista Antonelli). Il quale, pur preferendo concentrarsi su una questione «più concreta che interessa i cittadini bustocchi e lombardi», vale a dire il divieto di accensione dei camini, ha comunque puntualizzato che «non bisogna pensare a certe tematiche solo quando c’è una spinta mediatica», stigmatizzando poi «l’ipocrisia» delle «istituzioni sportive e politiche che applaudono a Doha per i mondiali di calcio in un paese che non è certamente gentile con le donne».
«Sebbene la questione riguardi luoghi lontani da noi, in realtà ci tocca più da vicino di quanto si possa pensare – l’opinione della leghista Isabella Tovaglieri –. Se vogliamo tutelare le donne iraniane vittime del fondamentalismo islamico, dobbiamo partire dalle nostre comunità, dove molto spesso i semi dell’integralismo mettono radici in modo silenzioso ma profondo. Lo testimoniano le troppe notizie di cronaca e alcune pratiche orripilanti, come le spose bambine, fenomeno presente anche qui.
Giusto sostenere un’integrazione vera, abbandonando ideologia e propaganda buonista. Non siamo disposti a svendere i principi alla base delle nostre democrazie occidentali. Occorre evitare che quello che accade oggi in un paese apparentemente lontano possa verificarsi in futuro anche a casa nostra».
«Abbiamo tutti indistintamente difeso il diritto delle donne iraniane a vivere una vita che sia libera - ha concluso la presidente dell’assise Laura Rogora .- L’inarrestabile tracollo demografico in Europa e in Italia in particolare ci richiede di evitare l’islamizzazione della civiltà occidentale. Non possiamo far finta di niente: stiamo lasciando che la cultura di chi arriva non solo non si integri con la nostra, ma la sostituisca. Nel 2050 l’Europa potrebbe avere pochi diritti e poche libertà: speriamo che i nostri governi smettano di chiudere gli occhi e si affianchino alle famiglie, diano concreti ausili alle donne che lavorano e diano modo a chi ospiteremo di apprezzare la nostra cultura fatta di diritti e libertà».
Al termine dell’assise, Verga non ha nascosto un po’ di disappunto per come si è sviluppata la discussione: «L’intento era quello di fare qualcosa bipartisan e non politico. Evidentemente mi sarei aspettata una partecipazione più convinta e nessuna polemica. Questo tema non va a sovrapporsi con quello della violenza sulle donne, di cui ci occuperemo ampiamente in vista della ricorrenza del 25 novembre».
A Fratelli d’Italia ricorda che di Iran si è parlato «in tutti i paesi d’Europa e in tutte le città d’Italia. E lo hanno fatto tutti i partiti. La polemica è sterile».
Mentre «a chi dice che ci sono altri priorità, faccio notare che a dicembre dell’anno scorso avevo sollevato in Consiglio il problema energetico, chiedendo di fare qualcosa».
«Come al solito abbiamo in parte sprecato l’occasione di dare un messaggio positivo – ha chiosato Verga –. Ma solo parzialmente, perché credo che il messaggio sia passato».