Quindici anni di Pd. Lo scorso fine settimana, l’anniversario ha rappresentato per i dem un’occasione di incontro in diverse piazze e gazebi. Un momento di riflessione più che di festa, considerando l’esito negativo delle elezioni politiche del 25 settembre. «Ma lo stato di salute del partito non è disastroso come ogni tanto viene raccontato», afferma il consigliere regionale Samuele Astuti. Che, guardando alle elezioni lombarde del prossimo anno, auspica una coalizione ampia e le primarie per individuare il candidato presidente. Senza veti dall’alto: «I leader nazionali pensino ai problemi che hanno a Roma»
Il quindicesimo “compleanno” del Pd arriva dopo un risultato elettorale negativo. Qual è, in generale, lo stato di salute del partito?
«Sicuramente non abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati, ma lo stato di salute del partito non è disastroso come ogni tanto viene raccontato. Abbiamo sicuramente bisogno di un tagliando importante, di un momento di rigenerazione, di chiarire bene quali sono le nostre priorità, i temi su cui vogliamo puntare e di capire con esattezza chi vogliamo in particolare rappresentare. Detto ciò, non direi che la situazione è disastrosa. Ci fa bene però fare un congresso che guardi al futuro».
Subito dopo il voto si è tenuta la direzione regionale in cui è stato discusso un ordine del giorno che lei ha firmato ma che non è poi stato messo ai voti. Che cosa chiedevate in particolare?
«Con quell’ordine del giorno chiedevamo al segretario regionale di accelerare sul tema delle elezioni regionali. Avevamo iniziato un percorso che è poi stato interrotto. Il fatto che a livello nazionale si sia sfaldata tutta l’area progressista che teneva insieme il Pd, il Terzo polo, i Verdi, la sinistra e i 5 Stelle ha avuto purtroppo delle ripercussioni anche in Lombardia. Noi chiedevamo di riprendere con vigore quel percorso e che quel percorso portasse, una volta costruita la coalizione la più ampia possibile, alle primarie come strumento per individuare il candidato presidente. La Lombardia deve decidere per la Lombardia: a Roma ci sono dei problemi importanti, oggettivi di rapporti all’interno del nostro campo. Li capisco e comprendo, ma la Lombardia è una cosa diversa, il sistema elettorale è assolutamente maggioritario, quindi abbiamo l’obbligo di andare a costruire un’alleanza forte e ampia».
Difficile però immaginare una coalizione che comprenda ad esempio Azione e 5 Stelle, sapendo quanto Calenda sia categorico su questo.
«Sarebbe opportuno che Calenda e gli altri leader nazionali pensassero ai problemi che hanno a Roma. In Lombardia hanno una classe dirigente: che sia quella classe dirigente, in maniera indipendente, a scegliere che cosa fare per le prossime regionali. Se qualcuno sta pensando di poter sacrificare le prossime elezioni regionali per ottenere qualcosa in più dal punto di vista del consenso a livello nazionale, noi non ci stiamo. Noi vogliamo fare in modo di arrivare pronti e preparati, tenendo insieme un gruppo ampio. E questa cosa è possibile perché in questi anni abbiamo sostanzialmente lavorato insieme su tantissimi fronti, il più importante è quello legato alla riforma sanitaria, dove abbiamo collaborato a una proposta che tenesse insieme le diverse istanze».
Per lei le primarie sono in ogni caso lo strumento migliore per individuare il candidato?
«Penso che le primarie facciano bene a chiunque, indipendentemente dal nome che verrà messo sul tavolo e auspico che il Pd, quando ci si confronterà, le proponga come metodo principe per individuare il candidato presidente per il centrosinistra.Poi è evidente che il percorso deve essere deciso insieme ai compagni di viaggio».
C’è un nome che le piacerebbe in particolare?
«Spero che il momento dei nomi arrivi abbastanza presto, perché sono importantissimi, ma non mi sembra opportuno farne in questo momento. È però importante che si inizi il prima possibile a costruire il percorso della coalizione. Io delle idee in testa le ho, ma non è ancora il momento di “ufficializzarle”».
Guardando al fronte opposto, crede che ci possa davvero essere una doppia candidatura di Fontana e Moratti?
«Quando si fa politica in maniera seria, si guarda prima in casa propria e poi in casa degli altri. Noi dobbiamo concentrarci sul trovare i contenuti e sintonia con i lombardi nelle proposte che andremo a fare, a partire dai temi della sanità, del lavoro, della formazione, dell’ambiente. Detto ciò, dall’altra parte i teatrini candidatura sì-candidatura no hanno influito in quest’ultimo anno sul lavoro del consiglio regionale e questo non è rispettoso dei lombardi».
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