La mostra si visita in un quarto d’ora. Le foto si stampano nella memoria. Per restare, a lungo. “Skin project”, personale di Silvia Alessi allestita a Gallarate, al “Civico 3”, via Della Pretura, nell’ambito del decimo Festival fotografico europeo. Pochi, selezionatissimi scatti (alcuni nelle foto in fondo all'articolo), catturati in India, con un filo conduttore che lega persone, volti, storie: la pelle.
Quella delle donne sfigurate dall’acido, colpite da un sopruso tipicamente maschile: la vendetta generata da un no, dalla dignità femminile. Quella di persone deformate da una catastrofe industriale e ambientale, un “incidente” che a distanza di quasi 40 anni non cessa di produrre i suoi effetti nefasti (c'è una "Pietà" struggente, perchè la persona retta in braccio non è Cristo, deposto dalla croce, ma un essere umano vivo e vegeto). Quella, impiastrata di terra, dei lottatori kushti che, come gladiatori dell’oggi, forti e fragili, vivono miseramente nelle palestre in cui si allenano, fra attrezzi arrugginiti. Quella di Namira, ragazza albina, condizione che in molti paesi del mondo significa emarginazione e scherno. Dheli, Bhopal, Agra, Mumbai: questi i punti cardinali della “geografia umana della pelle” raccontata da Silvia Alessi. Una geografia che si espande e interroga ben oltre i propri confini.
«Qui – ha spiegato Sara Gorlini, per “Civico 3”, introducendo l’inaugurazione – vogliamo portare bellezza e cultura. Concetti importanti per le realtà che promuovono iniziative in questo luogo e che si occupano, principalmente, di persone con disabilità, congenita e acquisita».
Sulla mostra, Claudio Argentiero di Afi: «Le foto di Silvia Alessi hanno un taglio molto interpretativo, pur trattandosi di reportage. C’è una peculiarità estetica forte, una grande cura, anche nella composizione. Si entra in esperienze umane, drammatiche, in punta di piedi, con eleganza e rispetto. I tanti neri, poi, conferiscono alle foto risalti e profondità».
L’autrice, fotografa per passione (coltivata con talento e risultati straordinari: suoi lavori hanno conquistato l’attenzione di Creative Image – India - Vredes Magazine – Olanda - Fit For Fun – Germania - The Guardian, The Daily Mail e BBC World - Regno Unito), ha ricordato la sua prima professione: parrucchiera.
Sì, si è definita così, anche se l’etichetta in voga è “Hair stylist”. E quella parola, parrucchiera, vale tanto, pesa, parla di esseri umani: «Il contatto fisico, per lavoro, l’avvicinarmi alle persone mi ha aiutato a fare scomparire le distanze, magari un disagio. Ho visto su Instagram questa bellissima bambina albina. Inoltre avevo studiato il tema dell’attacco con l’acido. Ho messo insieme, trovato i punti comuni, lavorando sulla questione della pelle. Sono partita da lì. Come sempre, da testa e pancia. Prima di fare un viaggio programmo, scrivo tutto quello che voglio fotografare». Poi, Silvia Alessi, salpa. E si avvicina, con tatto e sensibilità.
E c’è una foto. La foto di un bacio/abbraccio. Il premio per chi non si accontenta di leggere un articolo ma visita una mostra, riconoscendo il valore di tanti impegni. È, l'immagine, la dimostrazione di una rivincita, di un amore che prevale sulla violenza. Chi avrà tempo e voglia di visitare lo vedrà. “Skin project”, via della Pretura, Gallarate. Da vedere.
Orari: sabato e domenica, 10.30 - 12.30 e 15.30 - 18.30, fino al 22 maggio, via Della Pretura, in centro a Gallarate.