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Gallarate | 28 aprile 2025, 16:37

«Un abbraccio al Papa e un futuro da costruire»: 101 ragazzi di Gallarate a Roma per i funerali di Francesco e il Giubileo degli adolescenti

Guidati da don Simone Arosio, i giovani della parrocchia di San Cristoforo hanno vissuto giorni intensi tra fede, storia e speranza. «I ragazzi si sono resi conto di aver vissuto un momento storico», racconta il sacerdote. Le testimonianze di Cesare Coppe e degli educatori

Centouno ragazzi della Parrocchia di San Cristoforo hanno vissuto a Roma tre giorni che resteranno scolpiti nella memoria, partecipando ai funerali di Papa Francesco e al Giubileo degli adolescenti. Guidati da don Simone Arosio e accompagnati da un gruppo di educatori, i giovani hanno sperimentato la forza della fede condivisa e l’emozione di essere testimoni di un evento storico.

Venerdì, subito dopo il loro arrivo, i ragazzi si sono recati alla Basilica di San Paolo fuori le Mura, dove hanno attraversato la Porta Santa: un gesto ricco di significato, che ha dato avvio al loro pellegrinaggio giubilare.

Sabato mattina, il momento più solenne: la presenza in piazza San Pietro per le esequie di Papa Francesco. «I ragazzi si sono resi conto di aver vissuto un momento storico – racconta don Simone Arosio –. Erano immersi nel silenzio e nella compostezza di una cerimonia che resterà nella storia della Chiesa e del mondo».

Nel pomeriggio di sabato, i ragazzi si sono radunati nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, punto di incontro di tutti i giovani della Diocesi di Milano presenti a Roma. Un momento di fraternità culminato nella benedizione dell'Arcivescovo Mario Delpini, che ha invitato i giovani a portare nel mondo la luce e la gioia della fede.

Domenica è stato il giorno della Messa del Giubileo degli adolescenti, presieduta dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano. Nelle sue parole si è levato un messaggio di profonda speranza rivolto direttamente ai ragazzi: «La gioia pasquale, che ci sostiene nell’ora della prova e della tristezza, oggi è qualcosa che si può quasi toccare in questa piazza; la si vede impressa soprattutto nei vostri volti, cari ragazzi e adolescenti che siete venuti da tutto il mondo a celebrare il Giubileo. A voi rivolgo un saluto speciale, col desiderio di farvi sentire l’abbraccio della Chiesa e l’affetto di Papa Francesco, che avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi».

Accanto ai giovani della parrocchia di San Cristoforo, anche un gruppo di volontari partiti con la Fom di Milano, tra cui Cesare Coppe, che racconta: «Era in programma da mesi che scendessimo a Roma per il Giubileo degli adolescenti. La morte di Papa Francesco ha stravolto i programmi, sospendendo la canonizzazione di Carlo Acutis, ma confermando l’appuntamento per gli adolescenti. Venerdì abbiamo confezionato 11.000 colazioni per i pellegrini, poi abbiamo reso omaggio alla salma del Papa prima della chiusura della bara: un’emozione fortissima».

Sabato all’alba, la presenza in una piazza San Pietro ancora buia e silenziosa: «Sembrava un sogno. La piazza era sgombra, avvolta nella nebbia, poi si sono accese le luci. È stato come vivere in un’altra dimensione», racconta Coppe. Dopo i controlli di sicurezza, la celebrazione è stata seguita sui maxi-schermi, con emozioni amplificate dalla presenza dei grandi della terra, da Trump a Zelensky.

Anche gli educatori hanno vissuto intensamente questi giorni, come sottolinea Dario: «Sono stati giorni molto faticosi, ma molto intensi. Alla sera arrivavamo molto stanchi, ma con il cuore pieno di tante esperienze vissute. Nei prossimi giorni aiuteremo i ragazzi a rileggere quanto abbiamo vissuto per poterne fare tesoro nella vita quotidiana».

Il clima della giornata di domenica è stato quello di una gioia incontenibile: dopo il tempo del silenzio e del dolore, più di 200.000 adolescenti hanno invaso Piazza San Pietro e Via della Conciliazione con canti, bandiere e sorrisi. «Un entusiasmo contagioso, che non solo dà speranza per il futuro della Chiesa, ma che smentisce tanti luoghi comuni sui ragazzi di oggi», ha osservato Cesare Coppe.

Il pellegrinaggio, iniziato in un clima di lutto, si è trasformato così in una scuola di fede e di speranza. «Porto a casa emozioni forti da questi tre giorni – conclude Cesare – e, forse, quella più grande è la speranza. Speranza nelle nuove generazioni, speranza in un futuro di giustizia e di pace, speranza che nel mondo continui ad esserci una voce autorevole che risvegli le coscienze».

Alice Mometti

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