/ Storie

Storie | 28 aprile 2022, 17:14

Fabrizio Saporiti, l’uomo nato due volte

Autore di teatro, l’uomo di Busto Arsizio 19 anni fa ha subìto un trapianto di rene. Oggi è felice e vuole parlare solo di bellezza, che tra l’altro sarà anche l’argomento che tratterà con due musicisti il 30 maggio in un convegno internazionale dove sarà ospite d’onore

Fabrizio Saporiti

Fabrizio Saporiti

Un uomo nato due volte. Così ama definirsi Fabrizio Saporiti, di professione autore di teatro che oggi compie 19 anni, ma il 28 agosto festeggia un altro compleanno: spegne 67 candeline.

Si sente nato due volte perché nel 1955 ha emesso il primo vagito, ma il 28 aprile 2003 è rinato: lui era malato, gli avevano diagnosticato non oltre venti giorni di vita e dopo un trapianto al rene ha ripreso a vivere. «Ho trovato un’energia che non conoscevo – commenta – la creatività si è potenziata. Ho due giovani figli che mi danno speranza e forza. Respiro a pieni polmoni e guardo gli eventi con positività. Devo ringraziare i miei amici veri e sempre vicini, ma soprattutto dico “grazie” alla bella vita che sto conducendo oggi, con il suo bel sole».

Ma procediamo con ordine. La storia di Fabrizio Saporiti inizia 21 anni fa quando era in macchina verso Milano e all’improvviso ha visto muoversi la strada. Subito ha pensato di avere qualche problema neurologico, ma dopo tre giorni salendo le scale si è accorto che gli girava la testa. A quel punto è andato al pronto soccorso.

«Mi misurano la pressione che era risultata un po’ altina e mi fanno la prova del sangue – ricorda - Dopo mezz’ora ancora esami del sangue e mi prescrivono un ricovero immediato. Gli esiti degli esami fanno rabbrividire: avevo il sangue avvelenato con fosforo, azoto e potassio. Insomma un corpo intossicato da questi veleni». Dunque il problema erano i reni: uno già da tempo non funzionava più, l’altro doveva sopperire il lavoro di quello fuori uso, ma a un certo punto non ha retto più. Subito i medici sono ricorsi a una terapia per il lavaggio del sangue e dopo quindici giorni, via con la prima dialisi.

«Me ne hanno fatte 335 – racconta Fabrizio Saporiti – un giorno sì e uno no ero in ospedale per la depurazione del sangue. Devo dire che sono contento di me, di come ho affrontato psicologicamente il problema: ho capito che il mio corpo marciva, ho compreso subito la mia malattia e non ho avuto vergogna a comunicarla. Questo è un passo importante per sconfiggerla». Dopo due anni e tre mesi di dialisi, ecco la telefonata tanto agognata, il rene era stato trovato: era quello di una giovane donna morta dopo sei mesi di coma per un incidente stradale. Non si conosce nulla della donatrice: la legge del 1° aprile 1999 lo vieta. «In realtà io mi sono costruito un viso di quella donna – racconta – Secondo me si poteva trattare di una giovane signora di 27 anni di nome Emanuela».

L’intervento è stato realizzato al Policlinico di Milano da un’equipe di 18 medici, le dimissioni sono arrivate dopo quindici giorni, ma i rischi di rigetto erano sempre in agguato. «Ho avuto tre crisi – prosegue – Oggigiorno assumo nove farmaci quotidianamente. Comunque quando parlo della mia esperienza, mi considero un uomo terribilmente fortunato: non sono morto durante l’operazione, il rene trapiantato ha iniziato a funzionare subito, dopo un giorno e ora sono felice con i miei figli e amo da impazzire questa vita. Sono un ottimista».

Il 30 maggio Fabrizio Saporiti sarà ospite d’onore a Villa Ponti di Varese in un importante convegno internazionale sul trapianto a cuore battente. Lì si esibirà in una performance, accompagnato da due musicisti che con i loro arpeggi faranno da sottofondo alla storia di Fabrizio Saporiti. Lui vorrà parlare di bellezza, non di malattia. Perché per lui la malattia non c’è. C’è solo tanta felicità.

Laura Vignati

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore