Il primo contratto da professionista e ora quello alla Pro Patria, che dovrà aiutare a sbloccarsi e salvarsi: questo il filo che lega Massimiliano Pesenti a Sandro Turotti.
Il calcio che c'è ancora
Oggi in sala stampa allo stadio Speroni è avvenuta la presentazione dell'attaccante, classe 1987, nato calcisticamente all'Albinoleffe e proprio lì giovanissimo reclutato dall'attuale direttore sportivo tigrotto. Era solo questione di tempo, ci si era di nuovo sfiorati, poi nulla. Fino a settimana scorsa e alla discesa in campo con maglia biancoblù martedì.
Anche per questo, l'ingresso di Max è un sorriso in un momento così cupo per la Pro, con la questione societaria ora in mano ai legali su cui aggiorneremo quando ci saranno svolte ufficiali invece delle solite voci.
Significa che si cerca di sbloccare una Pro che non sfonda per varie ragioni e non riesce a trasformare la mole di azioni in gol. Significa che c'è ancora un calcio che è fatto di persone, fiducia, anche errori, ma sempre capacità di crescita.
«Era il 2005 quando ho fatto il primo contratto a Pesenti, mi fa piacere ritrovarlo, conosco bene i suoi pregi e i suoi difetti» sorride Turotti, che spiega come l'esperienza e la cattiveria agonistica siano una dote preziosa portata da Max.
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Dare qualcosa in più
Chiediamo allora a Max quali siano i pregi, e anche i difetti. Sui primi spiega: «La voglia di non mollare mai. Cercherò di portare questo, la mia esperienza, la mia saggezza». Qui ride, perché c'era anche stato un precedente turbolento con i tifosi: «Il difetto è un po' il mio carattere invece, che però è anche un pregio».
È quella carica che Pesenti ha sempre avuto e mantenuto anche nei momenti difficili. Da quando ha potuto allenarsi, appena è stato possibile dopo quell'ultima partita Arezzo-Modena del dicembre 2020, e l'ha fatto in Eccellenza, con gratitudine a chi gli ha dato questa possibilità e dando tutto anche lì.
«Pesenti!», dentro il suo nome gridato da Luca Prina martedì risuonava tutta la speranza che portasse quella forza, quel carattere, quella cattiveria sportiva che potesse sbloccare il risultato. Max, nonostante fosse arrivato da pochi giorni, ci ha provato e ci riproverà.
Perché questo vuole, «dare una mano ai ragazzi per raggiungere il risultato». E sui tifosi: «Non ho lasciato loro un bel ricordo? Acqua passata, farò cambiare idea e ripagherò con i gol. Dando tutto me stesso per questa squadra».
Sulla partita contro il Trento, ancora, racconta come sia solo mancato il guizzo del gol e abbia consolato i compagni, delusi dallo zero a zero. «È stata una bella sensazione tornare in campo - confida - mi sono emozionato».
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