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Busto Arsizio | 05 novembre 2021, 09:15

Marco Sartori dieci anni dopo: quel non stancarsi mai di imparare

Venerdì 5 novembre la messa in sua memoria nella basilica di San Giovanni a Busto Arsizio. Dietro il Marco sportivo (nuotatore, mai dimenticarsi l'intitolazione della piscina) e parà la curiosità e la voglia di mettersi sempre alla prova che l'avrebbe contraddistinto anche nella politica, fino alla nomina di presidente Inail

Marco Sartori da ragazzo, quando faceva il paracadutista

Marco Sartori da ragazzo, quando faceva il paracadutista

Il segreto, forse, era anche in quelle bracciate in piscina. Nel suo scegliere di essere paracadutista. Nel suo mettersi alla prova con un filo conduttore: prepararsi, sempre.

Così Marco Sartori - scomparso 10 anni fa a soli 48 anni - anche prima della nomina a presidente nazionale dell'Inail fece una cosa, senza indugio: si mise a studiare e  documentarsi, ancora di più. Lo racconta il fratello Franco, e teniamo presente che allora Sartori aveva alle spalle importanti esperienze politiche, come nella commissione Lavoro alla Camera. Sarebbe diventato un presidente speciale, capace di farsi apprezzare dal suo staff per la presenza e la sincerità anche nei duri momenti della malattia. Capace  di mandare un messaggio forte e chiaro a tutti durante il suo mandato: finché avverrà una sola morte sul lavoro, ci sarà da lottare.

Il ragazzo Marco

Di Marco, questo "ragazzo" di Busto Arsizio, ricorre l'anniversario della morte tra pochi giorni. Oggi, venerdì 5 novembre alle 18.30, verrà celebrata una messa nella basilica di San Giovanni in sua memoria. Una memoria ben nitida in ciascuno. La sua famiglia, a partire da papà Renato. I suoi amici. Coloro che hanno condiviso una  lunga strada o un pezzo con lui.

In questi anni è stato ricordato in diversi modi, Marco Sartori. Con l'intitolazione della piscina di via Manara, per cui si era tanto battuto. Attraverso i premi legati ai "corti" sulla sicurezza, con Inail, istituto cinematografico Antonioni e Regione, che hanno avuto una sospensione solo durante la pandemia.

Diventò deputato giovanissimo, nel 1992: «Quella sì fu una sorpresa, quando Speroni entrò e gli propose di candidarsi» racconta Franco. La politica ce l'aveva nel sangue, assieme all'idea federalista: quella, maturata con spontaneità in casa. A Roma, impegnato nella commissione Lavoro alla Camera. A Busto in posizione più difficile, perché Marco Sartori diceva ciò che vedeva, ciò che pensava. Ma non arretrava, mai. Fece anche il consigliere comunale a Castellanza, con il medesimo impegno che aveva e avrebbe messo negli incarichi romani. Quando Maroni lo chiamò ancora nella capitale, si prodigò per il mondo del lavoro. Quindi, l'incarico all'Inail.

«Volle studiare, ancora - ribadisce Franco - nonostante la sua esperienza. Perché Marco voleva sempre dare il meglio. Gli volevano bene politicamente, anche da schieramenti diversi, perché era onesto». Le idee chiare, ma pure la capacità di confrontarsi. Compromessi, non nel senso del ribasso, da raggiungere, bensì dell'ascolto necessario e dei risultati da ottenere per migliorare.

Dietro questa costanza di Marco, forse, anche il suo impegno sportivo. «Era un ottimo nuotatore, a livello nazionale - precisa Franco - Ma a un certo punto ha detto basta». Due allenamenti al giorno, la mattina presto prima di andare a scuola, e poi la sera. A diciotto anni decide di fermarsi, perché c'è altro che lo chiama, studio, lavoro, poi la politica: e tutto ciò che si fa, va affrontato con serietà. Lo sport gli resta nel sangue, ad esempio forte la passione per il rugby.

Ma anni dopo, si batterà per una piscina che sia all'altezza della sua reputazione passata, ovvero che guardi al futuro. Una piscina, che gli deve molto: questo non va mai dimenticato.

E poi c'è molto di Marco nel suo scegliere di fare il paradutista, a Pisa. Nel non avere paura, ma non per temerarietà, per incoscienza: piuttosto, perché ci si deve e ci si può preparare per ogni impresa.

Tra quelle mura

Nel periodo elettorale, la Lega ha riaperto le porte della storica sede di via Culin. Varcando la soglia, tra quelle mura a molti sono venute alla mente le immagini di Marco. Anche di mamma Graziella, il suo sorriso di fronte alla crescita del figlio. Crescita politica, professionale, umana.

Ha fatto carriera, come si dice, ma i riconoscimenti più significativi sono altri ancora. La stima dei bustocchi, e non solo, che l'hanno conosciuto e apprezzato. Perché è sempre stato uno di loro, tanto più quando ha assunto incarichi nazionali. Non si è allontanato mai da Busto, mai dalla sua gente. Da tutta la gente che ha incontrato. Bastava che fosse diretta e sincera, come lui, altrimenti non taceva. Il nuotatore, non ha trovato sempre acque tranquille nella sua vita, ma nemmeno le onde più impetuose sono state capaci di fermarlo. Il tempo di un respiro, ampio e profondo, quindi rituffarsi nella vita, nel servizio per gli altri, fino all'ultimo.

Marilena Lualdi

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