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Busto Arsizio | 19 giugno 2025, 07:35

VIDEO. “Capire la scherma, lo sport più bello del mondo”: quando il maestro Toran trasforma le stoccate in lezioni di vita

Una serata intensa e partecipata ha acceso i riflettori sulla scherma, raccontata con passione dal maestro Giancarlo Toran. Al Museo della Scherma, l’incontro “Capire la scherma, lo sport più bello del mondo” ha svelato i legami tra sport, arte, educazione e vita

«Lo diciamo con un po’ di presunzione», sorride il maestro Giancarlo Toran, aprendo la serata di ieri, 18 giugno, con quel tocco di ironia che non nasconde, anzi rivela, una passione incrollabile. Sono le 21 e la saletta del Museo della Scherma è gremita. Nessun posto vuoto, solo occhi attenti e curiosità viva per un appuntamento speciale: “Capire la scherma, lo sport più bello del mondo”.

Ad accogliere il pubblico il presidente Marino Vago, che mette subito a fuoco l’intento dell’incontro: «Il maestro ci delizia sempre con i suoi racconti, i suoi aneddoti, la sua sapienza. Questo mondo meraviglioso è ancora poco conosciuto. Noi vogliamo farlo conoscere davvero. La scherma è formativa: ti insegna il rispetto dell’avversario, l’importanza delle regole e soprattutto ti educa a ricevere qualche “no”. E ai ragazzi, oggi più che mai, serve sentirselo dire». 

Accanto a lui, l’assessore all’istruzione Chiara Colombo rilancia con entusiasmo: «C’è amore e passione in ogni parola che ascoltiamo questa sera. Speriamo che la scherma possa entrare stabilmente nelle scuole. È un veicolo straordinario di valori educativi. Ne abbiamo bisogno». 

Poi tocca al protagonista, il maestro Giancarlo Toran: il suo è un “viaggio”. Toran non si limita a spiegare la scherma: la vive, la racconta, la restituisce in tutta la sua complessità e bellezza. E lo fa a partire da sé: «Io mi sono avvicinato alla scherma tardi, quando già ero all’università. Ero a Napoli, praticavo judo, ma un giorno sono entrato per caso in una sala di scherma. Non ne sono uscito più. Mi ha affascinato al punto da diventare la mia strada». 

La sala ascolta in silenzio. Perché Toran non descrive semplicemente uno sport, ma una forma di pensiero. «La scherma è fatta di tanti elementi: motivazione, preparazione fisica, competenze tecniche e tattiche. Ma soprattutto è comunicazione. Tra due avversari si crea un filo invisibile: prima c’è sintonia, poi rottura, poi di nuovo equilibrio. È un dialogo profondo, spesso silenzioso. E solo se sai ascoltare riesci a capire il linguaggio dell’altro». (VIDEO)

E poi l’intuizione geniale: «Occorre anche saper fingere. Insegno ai miei ragazzi a “dire bugie”: non nella vita, ma in pedana. Perché una finta, se fatta bene, è una bugia che vale. Una bugia che ti salva, che vince. L’essenza della scherma è proprio questa: capire l’altro, leggere le sue intenzioni, distinguere la verità dalla finzione. E reagire. È psicologia pura, molto più che forza fisica». 

L’analisi tecnica non è mai fredda. Toran la intreccia alle emozioni, alla filosofia, alla vita: «Tra tempo, velocità e misura, la più importante è la misura. Sapere quando colpire, da che distanza. Trovare quel punto critico in cui si può fare la differenza. E spesso, nella vita come in pedana, è tutto una questione di misura». 

Ma è nel finale che la sua voce cambia timbro, si fa quasi commossa: «Mi sento dire spesso, da quelli che un tempo erano i miei “bimbi” e oggi sono medici, avvocati, insegnanti: Maestro, grazie per quello che ci ha insegnato. Per i valori. Per la forza. Per le stoccate che ci hanno fatto crescere. E io so che non era solo scherma. Era educazione. Era vita». 

Laura Vignati

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