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Busto Arsizio | 25 giugno 2021, 06:59

Sant'Antonio, il tesoro sotto gli occhi di Busto

Durante la patronale si sono aperte le porte del piccolo santuario vicino a Santa Maria. Che racconta molto della città e della sua storia. Dalla tessitura all'insolita abitudine di smontare il presepe il 17 gennaio

Sant'Antonio si svela ai bustocchi

Sant'Antonio si svela ai bustocchi

Il tesoro sotto gli occhi di Busto Arsizio, quello che negli ultimi anni aveva aperto le porte solo il 17 gennaio per il suo santo. Ma con la pandemia, anche questo si è rivelato arduo. La chiesa di Sant'Antonio, però, ha chiamato i bustocchi durante la patronale ed è stato affascinante, anche perché ha messo a fuoco dei tratti che marchiano l'identità della città. 

Alla visita guidata (assessorato all'Identità in collaborazione con il Servizio di Didattica Territoriale) ad ascoltare Erika Montedoro, quasi tutte donne e attentissime a scoprire ogni particolare di questo edificio, sbocciato nel 1363 e poi via via oggetto di cambiamenti e sviluppi nella storia. Ma che c'entra questa chiesetta, abbracciata, quasi nascosta da Santa Maria, con la basilica? Non è solo che alzando lo sguardo si può percorrere in linea d'aria la via che da qui parte e in fondo si scorge il campanile di San Giovanni.

Tracce di identità

È una storia di una connessione religiosa, vicende e personaggi comuni e per celebrarla il 24 giugno è stata anche posta una lastra di una vetrata del Cinquecento che dalla basilica proveniva. Ma i dettagli scarsamente conosciuti cominciano già fuori, con due affreschi, sulle pareti degli edifici fuori. Ancora, dalla metamorfosi della chiesa si apprende la sorte delle confraternite, prima di quella di Sant'Antonio Abate, poi del Santissimo Sacramento. Poi il ruolo di San Carlo Borromeo, rappresentato nell'affresco all'altare, accanto proprio a Sant'Antonio. Che era invocato contro gli incendi, pericolo che gravava sulla Busto degli artigiani e poi dell'industria tessile (guarda caso nel santuario c'è anche una statua di San Barbara, protettore dei tessitori).

Il fuoco e questo santo, ma altra stranezza: non arde il falò il 17 gennaio, a Busto,a differenza di altre località. Piuttosto, si faceva il 5 gennaio. Qui si innesca un'altra devozione, quella ai Re Magi, che "naturalmente" passarono a Busto Arsizio la sera prima dell'Epifania.

Di intreccio in intreccio. Specialmente negli anni passati, in città non si smontava il presepe con il 6 gennaio, bensì il 17 gennaio.

Sono tracce di identità. Come tracce di arte e storia si respirano, percorrendo questa chiesa, di piccole dimensioni, ma di grande fascino.

L'idea di San Carlo

C'è anche quell'organo, tanto antico quanto capace di trasmettere quella voglia di suonare, ancora. 

Il tesoro sotto gli occhi è evidente durante queste preziose visite e svela un credo di San Carlo Borromeo. Le chiese dovevano essere come il cristiano, sobrio fuori e ricco dentro.

Sant'Antonio rispecchia questa volontà e forse anche un po' il carattere del bustocco, che quando apre le porte, rende molto difficile poi uscire dal suo cuore, tanto si è coinvolti e accolti.

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Marilena Lualdi

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