Ha 17 anni. Studia. Nuota. Sulla lunga distanza. Con risultati più che interessanti. Abbastanza da portarlo a trasferirsi seguendo la tratta Busto Arsizio – La Spezia. Per avere il mare a portata di mano, di bracciata. Ma come succede che un ragazzo neanche maggiorenne, Stefano Ghisolfo, cambi città e regione per sport? Non per scendere in un campo di calcio ma per tuffarsi in una disciplina “di nicchia”, lontana (europei, mondiali e Olimpiadi a parte) dai riflettori? Paradossalmente la risposta sta nella sua città d’origine. Busto Arsizio. A metà strada tra pianura e prealpi, tra provincia e città.
«Ho sempre ammirato – confida Stefano – due grandi campioni: Gianluca Genoni e Umberto Pelizzari». Apneisti che hanno fatto la storia del loro sport e legati, per origini ed esperienze, a Busto. Loro votati all’immersione nelle profondità naturali, anche disparate. Stefano portato dall’istinto a solcare le superfici. Minimo comune denominatore, al netto delle semplificazioni: l’acqua. Libera. Il rapporto, come dice Stefano, «con l’elemento».
«In effetti – riepiloga – al di là delle imprese che ho ammirato e delle diversità nelle discipline, è importante il contatto con l’acqua. Diverso rispetto a quello, comunque straordinario, che avviene nelle piscine. Mi alleno anche lì, ma è un’altra cosa».
Certo, una piscina si può trovare un po’ dappertutto. Ma perché trasferirsi a La Spezia? «Perché lì ho visto le condizioni per un allenamento ad hoc. E un allenatore disposto a seguirmi, con una preparazione specifica, riconosciuta ad altissimi livelli. Al momento nuoto per la Rari Nantes La Spezia».
Qualche dato. Agli ultimi campionati nazionali, recentissimi, Stefano è arrivato nei migliori dieci della sua categoria per la cinque chilometri. E secondo per la classe 2003 nella due chilometri e mezzo. Se gli si chiede qualche piazzamento che gli sta a cuore elenca: «Traversata delle isole Borromee, 1.700 metri, nel 2017 (terzo) una delle prime gare che ho fatto e la prima in cui sono arrivato a podio. 1.800 metri all’Idroscalo nel 2019, lì ho battuto per la prima volta un avversario che è stato nella nazionale assoluta di fondo. E poi 3,5 chilometri, a Rapallo e Cagliari, gare federali, in cui sono arrivato a podio e ho vinto la mia categoria». Bracciata dopo bracciata, respiro dopo respiro.
Fin qui i risultati, ma la scintilla quando è scoccata? «Ho capito abbastanza presto, dopo un 1.500 in vasca, che le lunghe distanze sono più adatte alle mie caratteristiche rispetto ad altre. In un certo senso, le cose sono partite da lì. Ancora prima, ha contato il fatto di venire da una famiglia alla quale lo sport piace, eccome».
E il salto lontano da casa, a 17 anni? «Volevo seguire questa passione. Dimostrare di potermi gestire, di avere senso di responsabilità». E in effetti, scambiando qualche parola al telefono, si ha la sensazione di avere a che fare con un adulto, più che con un ragazzo di belle speranze. «Ho una stanza in affitto dai salesiani – precisa Stefano - e non sono mica il solo. Il clima è conviviale, mi trovo bene». E Busto? «Lì ci sono le mie origini. I miei compagni di liceo (scientifico, Stefano si è trasferito tenendo conto dei tempi scolastici, ndr) e i miei amici».
Buone nuotate. Sulle lunghe distanze, in mare. Ma anche, seguendo un percorso ricco di soddisfazioni, sulla strada che riporta a Busto.