Il Dpcm che entrerà in vigore il 6 marzo reintroduce la possibilità di effettuare l'asporto fino alle 22 (e non più limitatamente alle 18) alle enoteche ed agli esercizi di commercio al dettaglio di bevande, identificati dal codice Ateco 47.25.
«Nella realtà dei fatti ci cambia poco – dice Antonio Cerana della Vinoteca “Vineria Spiritoseria” di viale Pirandello a Busto Arsizio – Come dicono tutti i miei colleghi il vero cambiamento sarebbe quello di poter lavorare la sera».
L'indice dei contagi in aumento e la zona arancione in Lombardia, già “rafforzata” in alcune province vicine come Como, hanno inevitabilmente rallentato e rimandato (ancora) questa prospettiva. E l'asporto fino alle 22 è vissuto come una sorta di “contentino”.
«Tra l'altro era già previsto, solo l'ultimo decreto aveva momentaneamente bloccato questa possibilità» prosegue Cerana che rimarca una discriminazione nei confronti delle enoteche e degli esercizi commerciali come il suo. «Permettevano la vendita del vino nei supermercati dei centri commerciali, dove gli assembramenti sono sicuramente maggiori, e non a noi. Mi sembra il minimo questo provvedimento» che in un certo senso è anche un ravvedimento.
«A volte non capisco proprio, ma evidentemente c'è chi ha studiato più di me» chiude il titolare della Vinoteca di Busto Arsizio con un pizzico di sarcasmo. Insomma, “Ciapa su' e porta a ca'” dal nome dell'aperitivo take away, con tanto di litro di vino alla spina, che propone il suo locale in questi momenti “arancioni”, sperando che le tonalità di colore, e quindi anche le restrizioni, possano presto decrescere nonostante le previsioni per nulla rosee... anzi rosse.