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| 24 luglio 2020, 17:24

Fare la spesa

Torna a galla una vecchia espressione dialettale “resuscitata” dal Giusepèn (chi altri, se no?). “Provvedere”, nel senso del nostro dialetto bustocco, significa proprio “fare la spesa”

Fare la spesa

Torna a galla una vecchia espressione dialettale "resuscitata" dal Giusepèn (chi altri, se no?). Eccola ed il soggetto è la figlia Maria: "l'e'n dèi a pruedi" che letteralmente fa "Maria è andata a far la spesa". Ecco, quel "pruedi" che in lingua italiana è semplicemente “provvedere”, nel senso del nostro Dialetto Bustocco significava proprio "fare la spesa".

 

Si andava dal "cervelè" (salumiere), il "prestinè" (panettiere - con un distinguo: "ùl prestinè" deriva dal "prestino" dove nasceva il pane, mentre chi vende il pane è semplicemente un panettiere), poi c'era "ùl latè" (lattaio), ùl frutieau (il fruttivendolo), ùl drughè (il droghiere... che ovviamente non è colui che vende la droga, ma è semplicemente il pizzicagnolo, dove ci trovavi di tutto - una specie di "store" all'americana), ùl macelài (il macellaio)... e altri negozi ancora.

 

Quel "provvedere" merita particolare attenzione. Lo Zingarelli così recita: provvedere - vedere innanzi a sé - agire con previdenza procurando ciò che è utile, necessario, opportuno e molto altro. A noi interessa unicamente quel "pruedi" che racchiude ogni soddisfacimento dei bisogni familiari reali oltre all'incombenza che deve soddisfare i doveri familiari.

 

Giusepèn ci tiene a dire "mèn sunt bòn non da fà teme a me Maria... le l'ha imparò dàa so mama chèl ca ga oei... na dona in cà l'e impurtanti" (io non sono capace di gestire la casa come la mia Maria... lei ha imparato da sua madre ciò che necessita una donna in casa è importante).

 

Attimi di melanconia, ma subito Giusepèn attacca "i sumenzi pàal giardèn i u tou mèn" (le sementi per il giardino - comprese quelle per l'orto - le compro io) e subito mi mostra ogni ben di Dio, dal suo magico orto... dall'insalata al prezzemolo, dalle carote alle melanzane, ai piselli, alle coste... e ancora ben altro che non riesco a specificare come lui vorrebbe.

 

Poi, Giusepèn passa ai... frutti e mi mostra "i mugnaghi" (le albicocche - che in dialetto hanno il genere maschile, ma in italiano, lo hanno al femminile), "i scièsi" (le ciliegie - stesso discorso), come per "i brugn" (le prugne), "i pèi" (le pere)... sino ad arrivare ai "fiui dì zuchètti" (fiori delle zucchine) che Giusepèn raccoglie e mette in una borsa... "in par tì ..." (sono per te) e nella borsa, Giusepèn introduce più o meno quanto ho elencato sopra... qualche giorno fa, ci aveva messo pure alcuni rametti di ribes "catòi stamattina a bunua" (colti stamattina alla buonora... cioè presto).

 

Quest'uomo dalle risorse intraprendenti notevoli, mi racconta aneddoti di vita davvero eccezionali. Prendo nota di tutto e... magari (chissà) saranno materia documentale per un mio futuro libro, con il titolo dedicato proprio a lui: "Giusepèn" soltanto o "il mondo di Giusepèn"... chi vivrà, vedrà.

 

Abbiamo anche parlato del mio libro: TU e ci siamo detto tante cose, ma non vorrei evidenziarle, per via del fatto che c'è sempre qualcuno che tira fuori la frase "lo dici per farti pubblicità"..."mèi stà ai primm dagn" diceva la mia Pierina "Meglio essere prudenti", tanto chi vuole sparlare o (peggio) chi è invidioso, capirà mai la buona fede di chi vuole semplicemente "far cronaca seria" di un dialogo con chi ha sempre inserito il cervello al cuore... chi ha utilizzato la "buona fede" non come un'arma, ma come stile di vita. E Giusepèn è il classico "uomo d'onore" non inteso come si sente dalla cronaca, ma "uomo d'onore" per saggezza, princìpi nobili e serietà di giudizio.

 

"Faghi trà non... a certa genti s'à fà prima a metagàl in dul cù che metagàl in dul cò". Traduco solo la prima parte della frase: "non dar peso" o "non fare attenzione" o "non tenere conto" delle dicerie. Ciò che conta sono i fatti, le concretezze e "se a genti, chèla bona, l'a tà oei bèn, al vor dì ca t'e laui cunt'unui" (se la gente, la brava gente, ti vuole bene, vuol dire che lavori con onore) e ciò è sancito da una lieve carezza, una dolce pacca sulle spalle e da uno sguardo inebriante. Giusepèn ha sempre "frecce" che colpiscono quando ti si puntano addosso e proprio da quegli sguardi sai se sei gradito o se hai commesso uno sbaglio. (Chi si aspetta la bevuta della "calendula" o del "nocino", non ci creda, per pietà, degli... avvinazzati... il "goccetto" ce lo siamo fatto... "goccetto"... innocente, però.

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