Sono 1194, in totale, i bambini nati grazie al Centro di Aiuto alla Vita di Busto Arsizio.
Nel 2018, sono 47 i piccoli nati con il sostegno offerto dal Cav e sono 79 le mamme assistite dai volontari, tra le quali 65 gestanti (di cui 46 nuove e 19 già assistite nell’anno precedente).
Nel 39 per cento dei casi, si può parlare di vite effettivamente salvate dal rischio di aborto (18 gestanti su 46 si sono presentate prima dei 90 giorni). 35 mamme, dei bambini nati, erano intenzionate a proseguire la gravidanza, mentre 11 erano inizialmente incerte o intenzionate ad abortire, la motivazione di tipo economico è prevalentemente alla base delle difficoltà dichiarate.
Il resoconto annuale dell’attività del Cav è stato ripercorso dal presidente della sezione di Busto, Antonio Pellegatta, insieme alla vicepresidente Giovanna Bizzarri e al tesoriere Mario Sansalone, del Direttivo di FederVita Lombardia.
I dati rispecchiano la media nazionale: il 37 per cento delle donne che si sono rivolte al Cav di Busto ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, altrettante oltre 34 anni (37 per cento). Per la maggior parte (63 per cento) sono coniugate.
Le gestanti assistite sono per il 91 per cento straniere (42 su 46), il 92 per cento è di origine africana. Un dato che non deve però trarre in inganno, come spiega il presidente Pellegatta: “Le gestanti italiane che chiedono aiuto al Cav sono meno rispetto alle straniere, tuttavia le italiane abortiscono di più, alcune riusciamo ad intercettarle all’ospedale quando hanno già intrapreso l’iter per l’interruzione di gravidanza. Le straniere invece si rivolgono a noi perché, pur tra le difficoltà economiche, hanno un profondo atteggiamento di accoglienza verso la vita”.
Le volontarie del Cav che operano all’ospedale riescono però in alcuni casi a far cambiare idea alle donne già decise ad abortire: “Le incontriamo in sala d’aspetto, nell’ultima visita prima dell’intervento – spiega Giovanna Bizzarri – con la metà di loro riusciamo ad avere un colloquio. L’aspetto più evidente è la solitudine di queste donne, che spesso non sono neppure accompagnate dai mariti ed avvertono la gravidanza come un peso insostenibile. Noi cerchiamo di far comprendere loro che un figlio è una ricchezza e in alcuni casi ci riusciamo. Su 93 donne intercettate nel 2018 in ospedale siamo sicure che almeno 4, in extremis, hanno deciso di portare a termine la gravidanza”. Come osserva Sansalone: “La vera prevenzione dell’aborto si fa con l’amicizia e la solidarietà. Spesso basta il colloquio con una volontaria”.
Il Cav di Busto ha dato inoltre aiuto ad altre nove mamme in tutta Italia, offrendo loro il “Progetto Gemma” che eroga fondi a sostegno della gravidanza.
Domenica 3 febbraio, in occasione della 41esima edizione del Primula Day, il Cav tornerà in piazza per offrire ben 8.000 primule in favore della vita nascente, sui sagrati delle chiese di Busto Arsizio e della Valle Olona (le celebrazioni iniziano già con l’ultima Messa del sabato).
Altro appuntamento, la Veglia Decanale per la vita, mercoledì 30 gennaio alle 21 presso la Parrocchia di San Giuseppe (viale Stelvio). Il 10 febbraio, alle 14.45 nella Cappella dell’Annunciazione dell’Ospedale di Busto, “Le ostetriche festeggiano la vita”, nel ricordo di Carolina Castiglioni Pigni, primo Premio alla Vita del Cav di Busto.
Nel giorno dei funerali di Giuseppe Zamberletti, "padre" della Protezione Civile, Sansalone ha sottolineato: "Il Cav è la protezione civile dei piccoli indifesi, con quasi 1200 bambini che abbiamo aiutato, nel nostro piccolo, a far nascere".