/ Politica

Politica | 18 dicembre 2025, 19:31

Frontalieri, Ferrara (M5S): «Dalla Svizzera arrivano 128 milioni, ai Comuni di confine ne tornano 89. Non è cooperazione»

Intervento alla Camera del deputato varesino: «Abbiamo votato a favore del decreto sui frontalieri per senso di responsabilità verso i lavoratori, ma non accettiamo la narrazione trionfalistica del Governo e di chi oggi si prende gli onori scaricando gli oneri sui territori».

Frontalieri, Ferrara (M5S): «Dalla Svizzera arrivano 128 milioni, ai Comuni di confine ne tornano 89. Non è cooperazione»

«Abbiamo votato a favore del decreto sui frontalieri per senso di responsabilità verso i lavoratori, ma non accettiamo la narrazione trionfalistica del Governo e di chi oggi si prende gli onori scaricando gli oneri sui territori». Lo ha dichiarato in Aula l’On. Antonio Ferrara (Movimento 5 Stelle), intervenendo sul DL che disciplina il telelavoro dei frontalieri e aggiorna l’accordo Italia–Svizzera.

«Il limite del 25% di telelavoro – ha spiegato Ferrara – è una modernizzazione col freno a mano tirato: una percentuale rigida che non tiene conto della vita reale nei Comuni di confine, in particolare nella provincia di Varese, dove il confine è un imbuto quotidiano fatto di traffico, tempi imprevedibili e servizi comunali sotto pressione».

Il nodo centrale resta quello delle risorse: «La legge garantisce ai Comuni di confine una soglia minima di 89 milioni di euro annui, ma dalle comunicazioni delle autorità svizzere emerge che dalla Svizzera arrivano complessivamente circa 128 milioni di euro legati al lavoro frontaliero. La domanda è semplice: che fine fa la differenza? Se ai territori tornano solo 89 milioni, il minimo rischia di diventare un tetto».

Nel suo intervento Ferrara ha chiamato in causa direttamente il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e i senatori Stefano Candiani e Alessandro Alfieri: «Ai territori non servono conferenze stampa, ma certezze. Un Comune che non sa se l’anno dopo riceverà 89, 100 o 128 milioni non può programmare. E se i soldi arrivano dalla Svizzera ma non tornano ai Comuni di confine, non è cooperazione: è trattenimento».

Critiche anche alla narrazione sulle infrastrutture: «Le rotonde sono manutenzione necessaria, non una strategia per il futuro del confine. Non risolvono l’imbuto ai valichi, non migliorano la mobilità transfrontaliera, non rafforzano la competitività delle imprese varesine».

Infine, l’affondo sulle frizioni sociali irrisolte: «Questo decreto non affronta la disparità tra vecchi e nuovi frontalieri, né il tema della fuga di competenze verso la Svizzera, mentre le imprese del Varesotto continuano a pagare energia più cara e burocrazia più lenta».

«E se poi quelle risorse dovessero arrivare ai territori solo attraverso singoli emendamenti o interventi straordinari – ha concluso Ferrara – non farebbero altro che confermare il problema: significherebbe ammettere che gli 89 milioni vengono considerati un tetto massimo e non un punto di partenza. Una gestione che scarica l’incertezza sui Comuni di confine».

«Il Movimento 5 Stelle continuerà a battersi – conclude Ferrara – perché gli 89 milioni restino una garanzia minima e non un tetto massimo, perché nessuna risorsa venga trattenuta a danno dei Comuni di confine, e perché al Varesotto vengano riconosciuti rispetto, trasparenza e risorse certe».

Comunicato stampa

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore