Un volume nato per ricordare due fratelli caduti per l’Italia è arrivato fino alle mani del capo dello Stato. “Il mio comandante Alfredo Di Dio” non è soltanto un libro: è un ponte tra memoria e presente, un messaggio civile che continua a farsi strada nelle istituzioni e nei territori che furono teatro della Resistenza. Presentato a Busto Arsizio con la mostra “Ribelli per amore”, poi a Domodossola, a Milano e persino al Senato della Repubblica, oggi il libro porta con sé un sigillo di grande valore: Sergio Mattarella ha ricevuto una copia, l’ha apprezzata e ha inviato una lettera di ringraziamento.
Una frase semplice, essenziale come il dovere militare: «Il Presidente della Repubblica ringrazia per il dono del libro “Il mio comandante Alfredo di Dio” e porge cordiali saluti». Parole che il Quirinale firma solo quando riconosce un’opera meritevole di attenzione e che confermano quanto la storia dei Di Dio sia ancora viva nella coscienza della Repubblica.
Una storia da ritrovare: due fratelli, un’unica missione
Il libro, scritto da Margherita Zucchi e Grazia Vona, racconta le vicende dei fratelli Alfredo e Antonio Di Dio, due giovani palermitani che scelsero di servire l’Italia fino all’estremo sacrificio. Entrambi formatisi nell’Accademia militare di Modena, dopo l’8 settembre 1943 si trovarono separati dalla tempesta della guerra, ma accomunati dalla stessa fede nella patria libera: Alfredo, nato nel 1922, ufficiale e comandante partigiano divenne figura simbolo del raggruppamento che portava il suo nome e Antonio, nato nel 1924, tenente dell’esercito interpretava la disciplina militare come punto di forza e identità.
Due vite spezzate troppo presto, ma non prima di aver lasciato un segno. Nel libro emerge la disciplina ferrea, la visione militare del dovere, la scelta coraggiosa di guidare uomini nella lotta decisiva per la libertà. Sono eroi per la salvezza della patria, ricordati poco dai manuali, ma tantissimo da chi ha beneficiato della loro missione.
Un riconoscimento che parla alla storia d’Italia
Il presidente Mattarella, figlio della tradizione della democrazia cristiana, ha un rapporto ideale con questa memoria: la Dc fu protagonista della ricostruzione democratica postbellica, e proprio nel Raggruppamento Alfredo Di Dio militarono molte figure legate a quell’area politica e culturale. La storia dei Di Dio appartiene quindi ai valori fondativi della nostra Repubblica, alla resistenza militare che ha contribuito a scrivere la Costituzione con le armi della libertà e del sacrificio.
Mostre, nuove edizioni, traduzioni: la memoria continua a camminare
Le autrici non si fermano al successo ottenuto: sta per uscire una nuova edizione migliorata, con cartografie riviste e aggiornate e sono in programma due traduzioni, una in tedesco e una in inglese, per dare voce internazionale a questa storia. Nel frattempo, la mostra “Ribelli per amore” e le presentazioni pubbliche stanno moltiplicando l’interesse delle scuole, dei giovani, dei cittadini che non vogliono dimenticare.
Per Marco Torretta, presidente dell’Associazione Alfredo Di Dio, la soddisfazione è grande: «Il mio giudizio è molto positivo. Il presidente della Repubblica è la carica più alta dello Stato e il comandante supremo delle Forze Armate. Sapere che il libro è stato presentato in Senato è già motivo di orgoglio. L’apprezzamento del presidente Mattarella lo è ancora di più». Torretta ricorda anche il ruolo centrale di Busto Arsizio, capoluogo del raggruppamento Alfredo Di Dio e sede dell’Associazione: «È giusto che qui, dove si è costruita una parte importante della Resistenza, questa storia continui a vivere tra la gente».
Perché ricordare oggi i fratelli Di Dio? Perché ci sono valori che non scadono mai: la scelta di servire un ideale, il rifiuto della tirannia, il coraggio di essere liberi fino in fondo. Perché la parola “Patria” non sia mai una retorica vuota ma un impegno civile consegnato di generazione in generazione.
Il viaggio del libro continua. E nelle mani del Presidente della Repubblica ha trovato una tappa simbolica.














