Il teatro che vibra, le luci che si accendono, e Verdi che irrompe in sala con la potenza di un racconto d’amore e potere che non smette di bruciare. Così la nuova stagione della Ponchielli ha inaugurato il suo cartellone: un debutto “col botto”, con un Don Carlo capace di tenere il pubblico sospeso per novanta minuti di pura tensione emotiva. Una vera scarica di adrenalina lirica.
Pubblico coinvolto e nuovi spettatori: la lirica che attrae e cresce
L’entusiasmo in sala è stato tangibile sin dalla prima nota. Platea piena, applausi ripetuti e — dato significativo — tanti volti nuovi: segnale inequivocabile che la proposta artistica del sodalizio bustese convince, attrae, richiama appassionati da tutta la Lombardia. C’è chi la lirica la vive con passione assoluta e chi, incuriosito, sceglie di dedicare una domenica pomeriggio al belcanto, patrimonio Unesco dal valore incalcolabile, che continua a parlare al cuore di tutti.
Un cast di qualità per un’opera monumentale
Merito anche della solidità del cast della Compagnia di Canto Vittorio Tosto, applaudito a scena aperta per intensità interpretativa e presenza scenica:
il basso Oliviero Pari (Filippo II), il tenore Antonio Signorello (Don Carlo), il baritono Cesare Kwon (Rodrigo), il soprano Eleni Komnì (Elisabetta) e il mezzosoprano Nobuko Alma Nakayama (Eboli).
Alla guida musicale, il Maestro Atsuko Nieda, impeccabile nel dialogo sonoro con la voce recitante di Francesco Rumi, fondendo parola e canto in un unico impasto drammaturgico. Suggestive e funzionali le proiezioni sceniche curate da Federico Cordella, illuminate con maestria da Claudio Colombo, capaci di imprimere forma visiva ai conflitti interiori dei protagonisti.
“Apolide”: l’arte che denuncia e commuove
L’apertura dello spettacolo è stata affidata alla poesia “Apolide” di Vittorio Tosto: un’introduzione intensa, un pugno nello stomaco rivolto alla storia e all’attualità. Il grido poetico di chi perde la propria terra, la propria identità, la propria casa. Un omaggio vibrante a tutti gli “esclusi” del mondo, costretti all’esilio senza colpa.
La poesia è stata letta integralmente sul palco, restituendo tutta la sua forza evocativa
“Conosco ogni angolo,
ogni anfratto, ogni cella
di quella città
scura e pretenziosa
che vedo allontanarsi,
mentre è il mare
per la prima volta,
a portarmi via da lei.
E scruto cupole e luci,
e cerco i luoghi
che furono culla
e cari.
Ma noi due non
ci amiamo più.
E non riamo
altra città ancora.
Quella che mi fu madre
mi è matrigna
e quella che mi è
madre adottiva
non mi è madre.
E come esule
semino altrove il mio cuore,
in altra isola
sede di incanti marini
e profumi di timo.
Ma non è mai
la mia città.
E apolide e solo
vado in cerca del mondo
per trovare me stesso.”
E ora si guarda al prossimo concerto
La stagione non si ferma: il prossimo appuntamento è fissato per domenica 30 novembre alle 16.45, nella sala conferenze del museo del tessile. Protagonista il celebre Trio Magistrelli con il programma “I clarinetti all’opera”, un viaggio nella musica lirica da Mozart al Novecento.














