«Non cerchiamo un senso, una responsabilità. Desideriamo trovare la pace (…) L’amore che per 54 anni ha unito papà e mamma è più forte della morte. Ora più che mai ci sentiamo uniti». Al funerale di Paola Micali, vittima di un incidente banale quanto tragico, una manovra alla guida del marito Filippo, il pensiero letto al termine della cerimonia ha condensato in poche, dense parole l’accettazione, l’affetto, la capacità di comprensione, la forza e la volontà di andare oltre il dolore, senza dimenticare, di una famiglia. «Chiediamola, la forza – aveva spronato, nell’omelia, don Alessandro, concelebrante con don Sergio – chiediamola per i familiari, preghiamo per loro. È importante essere uniti come comunità».
«Può accadere – ha ricordato il sacerdote, riferendosi al Vangelo di Luca – che il Signore arrivi inatteso. Tenetevi pronti, questo è il monito. Anche se non siamo mai pronti, sappiamo che il Signore è pronto ad accogliere». Ricordata la fede, il bene voluto, i modi cordiali di Paola: «Ha vissuto lasciando semi preziosi che vanno custoditi gelosamente. Quello che si può fare, oggi come sempre, è portare nella memoria e nel cuore i momenti belli. Un modo per fare vivere le persone».
Tante quelle che hanno gremito la chiesa di Madonna Regina, quartiere da sempre “casa” per la coppia. All’uscita del feretro, parenti e amici si sono stretti ai familiari più intimi, a partire dal marito, Filippo, anch’egli vittima, più di tutti colpito dal dolore. Quasi a dimostrare la condivisione del momento difficile ben oltre le necessità di un copione, a chiarire la volontà di dare un segno. La pioggia, insistente all’arrivo del feretro, ha lasciato posto, se non al sole, a un po’ di luce.
