Entri nel cimitero di Sacconago, avvicini alcuni frequentatori per raccogliere pareri sulle condizioni del camposanto e i primi con cui parli ti mostrano risolutamente vasi in plastica posizionati sulle tombe dei loro cari. «Quelli in rame, che sono più solidi e più belli, li hanno rubati» dicono. Tre su tre, cento per cento del campione intervistato a inizio giro. Non certo una platea vasta ma è sufficiente gironzolare tra le sepolture, magari scostando leggermente fiori e piantine, per rendersi conto che le razzie di rame sono, qui, una piaga particolarmente diffusa.
«Hanno portato via anche delle statue» assicura più di un passante, che però fatica a ricordare le dimensioni delle opere sottratte, indicando la zona del cimitero vicina all’ingresso, sulla sinistra per chi entra. «Episodi un po' datati – commenta un altro – ma i furti avvengono ancora. Anche di recente sono entrati in qualche cappella. Sarà un mese, più o meno».
Tutti, va detto, riconoscono che il decoro è sostanzialmente assicurato. «Soprattutto in questi giorni» si affrettano ad aggiungere, riferendosi alla cura straordinaria garantita con l’avvicinarsi del 2 novembre. E in effetti la situazione, tra la ghiaia che crepita abbondante sotto i piedi, il verde ben tenuto e i contenitori per i rifiuti in perfetto ordine, risulta, a pochi giorni dalla Commemorazione dei defunti, pressoché impeccabile.
«Però va a periodi, mica è sempre così» sottolinea Anna Maria, pensionata, visite regolari alla tomba di famiglia. «In estate – precisa – capita che la vegetazione non sia a posto. Sbuca tra la ghiaia, più scarsa rispetto ai livelli di adesso. In generale, c’è una certa lentezza nell’intervenire quando qualcosa si usura o si rompe, l’ho visto anche per la targa che indica l’area in cui sono sepolti i miei cari. Poi le vespe. La scorsa estate, vicino ai rubinetti per l’acqua, ce n’erano un mucchio, roba da avere paura».
Pulizia? Viene ritenuta buona, con eccezioni episodiche e un problema ricorrente: ai piccioni, qui come altrove, la tranquillità del cimitero piace, soprattutto là dove i portici per i colombari (la parola non richiama per caso i volatili) offrono riparo.
Anche Marco è un habitué del cimitero: visita, controlla, pulisce. «Per le tombe di famiglia ho investito – rimarca – e non è una questione di poco conto. Sono tradizionalista, mi definisco così, credo che si debba rispetto ai nostri morti, anche se l'inumazione e il mantenimento delle sepolture comportano esborsi. Non sono solo le famiglie a doverlo portare, il rispetto. Chi gestisce i cimiteri deve fare lo stesso». Con tipica praticità bustocca e sinaghina: «C’è tutto un indotto che dovrebbe essere preservato. I fiori, i marmi, le statue… Alcune sono opere d’arte. La pubblica amministrazione deve essere all’altezza, agire con una logica, anche sui costi. Se i prezzi sono troppo alti è a rischio il ricordo. Lo vedo, diciamo così, in casa: alle tombe che ci sono qui pensiamo io e una parente, gli altri si disinteressano». Dimenticano, verrebbe da dire.
E che gli esborsi contribuiscano a indebolire il culto dei morti, con i valori che a questo si associano, è un tema ricorrente tra chi mormora una preghiera o lascia un fiore. «Le mie figlie, qui, non vengono quasi più. Al massimo una o due volte l’anno. E di sicuro non mettono mano al portafogli» sospira un anziano. «I miei nipoti sanno a malapena dove si trova il cimitero» rincara un’altra.
Per Giovanna il camposanto di Sacconago è meta di visite regolari da quando ha perso il marito: «Ormai sono dieci anni. E in questo arco di tempo ho visto un cambiamento. C’era più passaggio, nei primi tempi, più movimento. Commemorazione dei defunti a parte, le presenze dei visitatori sono diminuite in modo evidente. E la sensazione è che anche chi viene il 2 novembre non faccia i lunghi giri di una volta».
Di nuovo Marco: «I miei nonni avevano un vestito buono a testa. Uno solo, per la domenica, e non se ne sono mai comprati un altro. Non sapevano dove fossero il mare o la montagna, per andarci in vacanza. Una vita a lavorare. Gli dobbiamo almeno il ricordo ma oggi... Ricordare degnamente è un costo, il cimitero un posto in cui si ruba... C’è un problema, è chiaro, di testa e di cultura».