In tanti hanno voluto salutare, oggi, Franca Carra. Il funerale della pittrice si è svolto in una chiesa del Sacro Cuore gremita. Volti segnati da un dolore composto, ognuno con una sfumatura che l’artista avrebbe saputo cogliere e mettere su tela. Frate Pasquale Ghezzi, figura notissima a Busto, già parroco, si è rivolto direttamente alla famiglia, al marito Claudio, ai figli Elisa e Jacopo. «Franca – ha esordito – è stata una di quelle persone che mi hanno aiutato a crescere nella fede. Per lei Gesù era persona ed esperienza. In tutta la sua fragilità, aveva consapevolezza dell’amore di Gesù».
Un rapporto solido, quello dell’artista con la parrocchia, manifestatosi anche in mostre e donazioni. Un rapporto che il concelebrante ha descritto come innervato dalla fede, espressione «…di un’intelligenza che si fa rispetto di ciò che esiste e vive». “Vita” è stato il concetto più ricorrente nelle sue parole. Per la speranza riposta in Gesù ma anche per l’esempio offerto dall’artista. Colpita, non piegata, dalla malattia. Consapevole, come i suoi amici, i suoi cari e soprattutto suo marito, medico, della precarietà della sua condizione. Ma indomita nell’andare avanti, fino all’ultimo e nonostante tutto.
«Qualche tempo fa – ha ricordato frate Pasquale, rivolto ancora a Claudio – me lo avevi detto tu: Franca può vivere ancora un minuto, un mese, dieci anni… Ma chi di noi può dire che cosa gli capiterà? Franca era consapevole della sua fragilità. Sapeva e viveva. Franca ha vissuto».