Un teatro tutto esaurito, un tema che tocca il cuore di tutti: l’educazione. Così la comunità di Sant’Anna ha accolto l’intervento del noto psicoterapeuta e scrittore Alberto Pellai, protagonista dell’incontro “Le sfide educative” organizzato dalla scuola dell’infanzia Santi Apostoli, che quest’anno festeggia il suo centenario. Cento anni di storia, cento anni di cura e crescita per generazioni di bambini.
Una serata di comunità
L’evento, introdotto da don Stefano Rho, ha visto la presenza delle istituzioni locali, con l’assessore all’economia Alessandro Albani e l’assessore all’istruzione Chiara Colombo.
«Mi sono chiesto il motivo del tutto esaurito – ha detto don Stefano –: certo, la fama del relatore conta, ma c’è di più. La nostra scuola è oggetto di grande affetto da parte di tante famiglie. Il tema dell’educazione ci riguarda tutti: spesso con fatica e scoraggiamento, ma con una passione che non viene meno».
I figli come semi da coltivare
Al centro della riflessione di Pellai, l’immagine potente dei bambini come semi piantati nel giardino della vita: «La cura del terreno – ha spiegato – deve consentire al seme di diventare ciò che deve essere. L’adulto non può stare da solo nel mondo educativo: per crescere un cucciolo d’uomo serve una comunità intera».
Ma l’educazione oggi, sottolinea Pellai, è messa alla prova da un paradosso: «Siamo la prima generazione di genitori che vorrebbe crescere figli felici e invece ci troviamo davanti a ragazzi infelici. In un mondo dove c’è tutto, molti si chiudono nelle loro stanze invece di uscire nel mondo».
Il valore del conflitto
Il cuore della relazione genitori-figli, per Pellai, non è evitare i contrasti ma imparare a viverli: «Un figlio ribelle può essere un salto in avanti per l’adulto. Il conflitto è sano, purché l’adulto mantenga autorevolezza. I sì sono belli, ma i no servono. E oggi noi genitori facciamo fatica a reggere i no».
Esempi concreti non sono mancati: bambini che al ristorante ricevono tablet e smartphone nell’attesa del piatto, famiglie che cedono al principio del piacere immediato invece di allenare alla realtà.
«Non chiediamo al figlio “cosa vuoi da mangiare?”, ma diciamo con chiarezza: “oggi ci sono carote e zucchine”. L’educazione non è fatta di punti interrogativi, ma di punti esclamativi» ha ribadito lo psicoterapeuta.
Conseguenze, non punizioni
Pellai ha invitato a spostare l’attenzione da premi e punizioni al tema delle conseguenze naturali delle azioni: «Mai dire: sei sempre il solito. È più importante riconoscere gli sforzi e chiedere attività che richiedano tempo e pazienza, piuttosto che togliere uno smartphone».
Non il traguardo, ma il percorso conta: esperienze immersive, lettura condivisa, disegno, musica e attività che facciano sentire i bambini protagonisti.
No ai device prima dei sei anni
Chiarissimo anche l’avvertimento sul rapporto tra bambini e tecnologia: «Prima dei sei anni i device elettronici non servono a nulla. Meglio i cartoni animati, meglio la vita multisensoriale. Il cervello di un bimbo di quattro anni non è pronto a gestire stimolazioni online».
E sul delicato momento del distacco, Pellai ha ricordato che al bambino servono due certezze: la routine e il ritorno, trasmesse con tono autorevole e rassicurante.
Nonni e genitori, ruoli distinti
Infine, un consiglio pratico che ha strappato applausi: «Lasciate che i nonni facciano i nonni e voi fate i genitori. Ognuno con il proprio stile, ma senza confusione di ruoli».
Cent’anni di educazione, uno sguardo al futuro
La serata ha offerto non solo spunti di riflessione ma anche l’occasione per celebrare i cento anni della scuola Santi Apostoli, testimone di una tradizione educativa che guarda avanti, nel segno della comunità e della collaborazione.
Un messaggio forte e chiaro: l’educazione non è mai un’impresa solitaria, ma un cammino da fare insieme.