“Il suicidio avvenuto ieri nel carcere di Busto Arsizio, dove un detenuto di 61 anni si è tolto la vita nonostante il tempestivo intervento della Polizia penitenziaria e dei sanitari, rappresenta l’ennesimo drammatico segnale di una strage silenziosa che da anni si consuma all’interno degli istituti penitenziari italiani”, lo sottolinea il consigliere regionale del Partito Democratico e componente della Commissioni Carceri Samuele Astuti.
“Si tratta di una tragedia che non può più essere considerata un fatto isolato, ma che deve interrogare profondamente la coscienza civile e politica del nostro Paese - spiega il consigliere dem -. La situazione del carcere di Busto Arsizio è emblematica. La struttura è stata progettata per ospitare 240 detenuti. Oggi, invece, vi si trovano recluse oltre 400 persone, costrette a vivere in condizioni di sovraffollamento intollerabili, che aggravano ulteriormente la già grave carenza di personale e rendono impossibile garantire sicurezza e dignità”.
“Questa condizione non riguarda solo Busto Arsizio - continua Astuti -, ma l’intero sistema penitenziario nazionale. L’ultimo rapporto di Antigone evidenzia come al 30 giugno 2025 in Italia fossero presenti 62.728 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 51.280 posti. L’affollamento medio ha così raggiunto il 134,3 per cento, il carcere di Busto arriva quasi al 200%. Numeri che parlano da soli e che ci raccontano di una situazione ormai fuori controllo”.
“Come componente della Commissione Carceri, non posso che sottolineare come il tema non possa più essere affrontato con soluzioni parziali o misure emergenziali - afferma il consigliere -. È indispensabile un impegno comune, che coinvolga tutte le forze politiche, perché siamo di fronte a un’emergenza nazionale che mette in gioco i principi fondamentali di umanità e di civiltà del nostro Paese. È necessario che il Governo si assuma le proprie responsabilità, guidando una risposta strutturale e di sistema, capace di coniugare sicurezza, rispetto dei diritti e percorsi concreti di reinserimento sociale. La vita di ogni persona, anche di chi si trova ristretto in carcere, resta un valore inviolabile”, conclude.