Le lunghe serate milanesi trovano nel Museo Diocesano Carlo Maria Martini un’oasi di pace e di riflessione attraverso la mostra “Dorothea Lange”, fotografa di fama mondiale nata 130 anni fa. L’esposizione, inaugurata il 15 maggio scorso, sarà visitabile fino al prossimo 19 ottobre.
L’opera di Dorothea abbraccia il mondo contadino e della segregazione della popolazione giapponese dopo l’attacco di Pearl Harbour, in una carrellata di 140 scatti che dipingono come su una tela multicolore, i momenti salienti delle esperienze di vita vera negli Stati Uniti a cavallo tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Un atto di coraggio e di impegno sociale che solo l’occhio critico e profondo di una reporter di lungo corso poteva cogliere nella sua essenzialità e, possiamo affermarlo, nella sua contemporaneità. Infatti, le migrazioni, la crisi climatica e le discriminazioni sono quotidianamente presenti anche oggi; quindi, il lavoro di Dorothea assume i contorni di un manifesto valido per ogni stagione e quindi ancora più affascinante e coinvolgente.
"L'importanza di Dorothea Lange – ricordano i curatori Walter Guadagnini e Monica Poggi - è centrale nella storia della fotografia, anche per la sua capacità di raccontare la tragedia umana attraverso un raffinato senso estetico, che oggi ci permette di considerare il suo lavoro sia sotto il profilo documentario che artistico. Le sue immagini continuano a colpirci per la sensibilità con cui riesce a ritrarre esperienze individuali, elevandole a una lettura universale della condizione umana e della sua fragilità”.
La crisi di Wall Street degli anni ’30 con tutti gli stravolgimenti sociali ed economici che innesca, è il punto di partenza del viaggio intrapreso dalla reporter insieme all’economista Paul S. Taylor, che poi diventerà suo marito. La siccità delle pianure americane, le tempeste di sabbia, le drammatiche condizioni di lavoro dei contadini sono un atto di accusa e di presa di coscienza che colpisce profondamente chi ammira gli scatti della Lange. Il viaggio continuo, meticoloso, favorito anche dall’adesione del programma governativo “Farm Security Administration” mette l’artista nelle condizioni di documentare con maggiore profondità gli aspetti più reconditi dell’animo umano, con quella capacità di ritrattista che caratterizza tutti i suoi scatti. La plastica figura di Migran Mother, ritratto di una giovane madre disperata che vive con sette figli in un accampamento di tende è un graffito crudo ed essenziale che non potrà non toccare emotivamente il visitatore. Anche il lavoro svolto in seguito all’internamento della popolazione di origine giapponese dopo l’attacco del Paese del Sol Levante alla flotta Usa rientra in questo progetto documentaristico dell’umanità sopraffatta e ingiustamente vessata.
La biografia
Dorothea Lange (Hoboken, 1895 - San Francisco, 1965) si avvicina alla fotografia nel 1915, imparandone la tecnica grazie ai corsi di Clarence H. White alla Columbia University. Nel 1919 apre il proprio studio di ritrattistica a San Francisco, attività che abbandona negli anni Trenta per dedicarsi a una ricerca di impronta sociale e a documentare gli effetti della Grande Depressione. Fra il 1931 e il 1933 compie diversi viaggi nello Utah, in Nevada e in Arizona. Nel 1935 si unisce alla Farm Security Administration (FSA). All’interno di questo progetto epocale realizza alcuni dei suoi scatti più famosi, nonostante alcuni contrasti con Roy Stryker (a capo della divisione di informazione della FSA) in merito alle proprie scelte stilistiche. Nel 1941 ottiene un Guggenheim Fellowship (un importante riconoscimento concesso ogni anno, dal 1925, dalla statunitense John Simon Guggenheim Memorial Foundation a chi ha dimostrato capacità eccezionali nella produzione culturale o eccezionali capacità creative nelle arti). All’inizio degli anni Cinquanta si unisce alla redazione di Life e si dedica all’insegnamento presso l’Art Institute di San Francisco. Muore nel 1965, a pochi mesi dall’inaugurazione dell’importante mostra che stava preparando al Museum of Modern Art di New York. Fra le esposizioni più recenti si ricordano “Politics of Seeing” al Jeu de Paume di Parigi nel 2018 e Words & Pictures al MoMA nel 2020.
Dorothea Lange
A cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini
Fino al 19 ottobre 2025
Catalogo Dario Cimorelli Editore
Fino al 1° settembre sarà attivo unicamente l’ingresso serale alla mostra.
Museo Diocesano Carlo Maria Martini (Piazza Sant’Eustorgio 3 –MM Vetra - 20122 Milano) - www.chiostrisanteustorgio.it