Stefano Pavesi e Alessandro Rossini, del Gruppo Alpini Olgiate Olona, hanno deciso quest’anno di celebrare la Festa della Repubblica in una maniera diversa, con lo scopo non solo di celebrare il nostro paese, ma anche di invocare pace ed amore in tutto il resto del mondo.
«In occasione dell'ottantesimo anniversario della fine del secondo, e sanguinoso, conflitto mondiale, della ricorrenza del settantesimo anniversario della posa sul Balmenhorn del Cristo delle Vette, realizzato da Alfredo Bai, e in occasione della Festa della Repubblica – spiega il capogruppo Stefano Pavesi - noi alpini olgiatesi abbiamo voluto raggiungere questa bellissima vetta, a quota 4170 m, proprio per ricordare questi avvenimenti e per commemorare i caduti di tutte le guerre che, anche oggi, continuano a dissanguare il Mondo».
Il Cristo delle Vette, infatti, nacque dal voto di un partigiano combattente, lo scultore torinese Alfredo Bai, che promise che se fosse sopravvissuto alla guerra avrebbe realizzato e collocato ad alta quota una statua raffigurante il Cristo Redentore a ricordo di tutte le persone che persero la vita durante i diversi conflitti nella storia.
Anche la sua creazione fu ricca di simbolismo: una sottoscrizione popolare coprì i costi dell'opera, il bronzo venne recuperato da rottami bellici e a collocarlo sul Balmenhorn, massiccio del Monte Rosa che si trova a 4170 m di altezza, furono nell’agosto del 1955 le Penne Nere della Scuola Militare Alpina di Aosta e delle cinque Brigate alpine.
Un luogo, dunque, ricco di significati, che il gruppo olgiatese ha scelto per rendere ancora una volta omaggio non solo a quanti persero la vita per donarci la libertà, ma anche a coloro che, ancora oggi, lottano ogni giorno per conquistare lo stesso importante traguardo.
«Con noi – prosegue Pavesi – abbiamo portato la Stella Alpina che contiene le reliquie di San Maurizio patrono degli Alpini, di San Giovanni XXIII patrono dell'Esercito Italiano e dei Beati Alpini Fratel Luigi Bordino, don Carlo Gnocchi, Teresio Olivelli e don Secondo Pollo; al centro è collocata la reliquia della Santa Croce che “unisce e lega” tutte queste persone rendendole una magnifica “cordata” verso la Vetta del Paradiso.
Al nostro arrivo, invece, abbiamo trovato ad attenderci una bandiera, il nostro tricolore italiano, un segno di benvenuto che ci ha fatto veramente piacere, e che ben si accordava con lo spirito di questa nostra piccola avventura».
Ed è proprio ai piedi del Cristo Redentore che gli Alpini hanno innalzato una preghiera affinché possano cessare i tanti conflitti a cui stiamo assistendo: «Oggi siamo saliti fin quassù insieme ai nostri santi e beati – sottolinea il capogruppo – affinché intercedano presso il Padre Celeste per ottenere finalmente la Pace nel mondo, perché la convivenza tra i popoli possa essere una realtà e non ci siano mai più spargimenti di sangue ed infinite innocenti vite spezzate.
Possa la nostra preghiera innalzarsi da questo meraviglioso luogo, al cospetto del Cristo delle Vette, raggiungendo più forte che mai Nostro Signore con la Speranza che sorga una nuova Umanità inondata da un travolgente amore tra tutte le Nazioni».
Non poteva mancare, poi, una sosta anche alla Madonnina situata sul vicino Corno Nero (4321 m) per chiedere anche la sua intercessione: «Nella nostra “Preghiera dell’Alpino” – conclude Stefano Pavesi – ci affidiamo anche alla Madre di Dio invocando la Sua benedizione su tutti noi: possa stendere la Sua mano su tutto questo Mondo e portare conforto e serenità là dove dilagano terrore e violenza aprendo gli occhi e i cuori dei potenti della Terra.
Qui la Stella Alpina non è potuta uscire dallo zaino, non avevamo lo spazio per poterla montare e poggiarla ai piedi della Madonnina, ma i nostri santi e beati erano comunque con noi anche in questo tratto di strada».