Fuoco. Ghiaccio. Colori. Parole. Spirito. Un bicchiere in mano. Un verso nella mente. L’Inferno di Dante, oggi, si beve.
È questo il concept potente e visionario alla base di “DanteDrink”, il progetto laboratoriale che ha trasformato l’arte della miscelazione in un tributo liquido alla Commedia dantesca. Gli artefici? Gli studenti della classe 3PA, indirizzo Sala e Vendita, dell’Ipc Verri di Busto Arsizio. A guidarli, le docenti Tiziana Felicini e Ilaria Boccia, in un sodalizio didattico capace di fondere italianistica e flair bar, simbolismo e shaker.
Dai versi al vetro: quando la letteratura diventa mix
Leggere. Interpretare. Shakerare. L’idea è semplice e geniale: prendere alcuni dei più celebri personaggi dell’Inferno di Dante e trasformarli in cocktail. Non semplici bevande, ma creazioni pensate per evocare l’anima profonda di ogni dannato. Ogni drink racconta una storia. Ogni ingrediente, un simbolo.
Il progetto non è solo esercizio creativo. È un esercizio di competenza, di linguaggio moderno, di contaminazione culturale. Un modo nuovo per “leggere” Dante, per assaporarlo con tutti i sensi.
Da Virgilio a Beatrice, un viaggio in forma liquida
Ecco Virgilio, razionalità e guida. Si fa verde acceso: equilibrio, saggezza, mente lucida. Beatrice, invece, è celestiale: un cocktail azzurro, trasparente, che scivola etereo come la sua grazia divina. Poi Caronte. Potente, cupo, inevitabile. Ghiaccio, profondità, mistero: un drink che traghetta i sensi, non solo le anime. Paolo e Francesca? Una coppia inseparabile anche nei bicchieri. Teste di moro in ceramica, dolcezza amara, passione che sfida la morte. E Ulisse? Fiamma e follia. Zucchero in fiamme, ardente come la sua sete di conoscenza che diventa condanna eterna.
Un dessert per dannati, un cuore da bere
Non bastava bere l’Inferno. Bisognava anche assaggiarlo. Pere caramellate flambé al rum scuro. Frutti di bosco. Un dessert caldo, profondo, avvolgente. Come un girone. E poi un bicchiere a forma di cuore. Dentro, il simbolo più struggente: il “cuore mangiato” di Dante, quello offerto a Beatrice nei versi della Vita Nova. Il dolore d’amore, servito freddo.
Un brindisi al peccato. Con stile
Il progetto si è concluso con una presentazione aperta alla dirigente Maria Cristina Cesarano che ha creduto nell’iniziativa, sostenendola con entusiasmo. Gli studenti hanno presentato e servito le loro creazioni, dimostrando padronanza tecnica, immaginazione e una maturità sorprendente. Chi l’avrebbe detto? Che l’Inferno potesse essere servito in un calice, con ghiaccio e una fetta d’arancia. Che Dante potesse risorgere in un bar. “Se l’Inferno è questo, allora brindiamo al peccato!” E che il Sommo Poeta ci perdoni… o magari, brindi con noi.