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Salute | 17 maggio 2025, 09:00

Più sani... più giovani

I consigli di nutrigenomica di Simona Oberto

Più sani... più giovani

Sono sempre più numerose le ricerche in campo epidemiologico e clinico che studiano il rapporto tra cibo, invecchiamento precoce e longevità. Comprendere le cause dell'invecchiamento non fisiologico ed intervenire per ritardarne gli effetti negativi e addirittura prevenire malattie che lo favoriscono è diventata una sfida non più ritenuta impossibile. 

Studi all’avanguardia che vedono combinate biochimica e microbiologia, ma anche immunologia, endocrinologia e neurobiologia, hanno abbandonato l’obsoleta e pericolosa visione del corpo umano come un insieme di organi ed apparati separati e distinti per adottare una visione più interconnessa e sistemica che vede l’organismo come un sistema adattativo di “informazioni” che vengono inviate in feedback tra le varie strutture, attraverso un passaggio immediato di neuroni, ormoni e neurotrasmettitori. Informazioni che, dall’esterno, entrano nel nostro organismo, attraverso il cibo che mangiamo, l’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo, le esperienze psicoemotive che viviamo. 

Tutto penetra nel nostro corpo attraverso la pelle e le mucose e va a influenzare i processi metabolici più profondi. Sicuramente il cibo, tra tutti i fattori, è quello che maggiormente può influenzare lo stato di salute delle nostre cellule.  La connessione tra i nutrienti e i geni che controllano la protezione cellulare, che regolano le staminali e la rigenerazione e quindi il ringiovanimento dei vari sistemi ed organi sono campi di studi considerati all’avanguardia. 

Ci si chiede se sia possibile riprogrammare, proteggere e rigenerare le cellule del nostro corpo per favorire processi come la perdita del pericoloso grasso addominale o il mantenimento della massa muscolare e ossea (entrambi marker di salute e giovinezza), ma anche l'attivazione delle cellule staminali e la rigenerazione di vari sistemi e quindi la riduzione dei fattori di rischio delle malattie cronico degenerative. Sempre di più una parte della scienza si sta interessando alla straordinaria capacità del corpo umano di riparare e rigenerare sé stesso, andando alla ricerca dei meccanismi che favoriscono o inibiscono queste sue capacità. 

Tra le tante domande che si pone la ricerca, la più ricorrente è perché gli organismi invecchiano precocemente. Sicuramente la genetica deve svolgere un ruolo importante in questo processo, ma non ci possiamo fermare a questo aspetto, perché sempre di più, ci si sta rendendo conto che sono soprattutto l'ambiente e il nostro stile di vita a influenzare la nostra capacità di mantenere giovane l'organismo. Quindi, sia il cibo che i nostri comportamenti, a lungo andare, possono influenzare la funzione dei nostri geni che codificano specifiche proteine per specifiche funzioni.

 Vi faccio un esempio. Pensate alle proteine. Esse sono i "mattoni” che costituiscono la struttura del nostro organismo, ma nello stesso tempo possiamo considerarle come “trasmettitori” di informazioni biologiche da cellula a cellula e all'interno delle cellule stesse. Prendiamo l'ormone della crescita (GH). Esso è una proteina che circola nel sangue e attiva i recettori degli ormoni presenti sulla superficie delle cellule in modo da promuovere il metabolismo degli zuccheri, delle proteine e dei grassi e la funzione idrica e renale. Ebbene ci sono sostanze (genotossiche), presenti nel nostro cibo e nell’aria che respiriamo, che sono in grado di favorire la mutazione del gene che codifica questo ormone con conseguenze sulla crescita e lo sviluppo. 

Lo stesso vale per altri geni, coinvolti nella riparazione del DNA, nella risposta allo stress e nella segnalazione cellulare. Fino a non molti decenni fa si pensava che il maggiore fattore predisponente l’invecchiamento precoce fosse legato unicamente alla genetica, alla familiarità, alla nostra individualità biochimica. Le teorie che cercano di spiegare il processo di invecchiamento precoce sono centinaia, una di quelle più accreditate è sicuramente la teoria dell’aumento incontrollato dei radicali liberi, secondo la quale l'ossigeno e altre molecole con effetto ossidante possono provocare danni a tutti i componenti delle cellule degli organismi, favorendone l’usura precoce. 

Oggi sappiamo che anche il nostro stile di vita può favorire il nostro stato di salute e di longevità. Ma è veramente possibile migliorare ulteriormente i propri sistemi di protezione e di riparazione, in modo da rallentare l'invecchiamento precoce? Gli scienziati stanno studiando una sorta di strategia biologica evoluta per poter influire sulla longevità e sulla salute attraverso strategie di protezione e di rigenerazione. Proviamo a fare una analogia con un'automobile. 

Cosa fa invecchiare la vostra auto? “L'usura del motore e l'ossidazione dei suoi componenti”, molti mi risponderebbero. Quindi potremmo pensare che con una giusta manutenzione, il carburante migliore e l'olio motore, cambiato con regolarità, potremmo rallentarne l’invecchiamento. Certo! Questo aiuterebbe di sicuro, ma non basta. E se invece puntassimo a costruire “all’origine” una macchina con un motore più efficiente, che si danneggia più lentamente e che periodicamente se ne possano sostituire dei pezzi, così che tutto il motore ne possa beneficiare e durare molto più a lungo? Certo la macchina invecchierebbe lo stesso, ma molto più lentamente. 

E ora pensate al “motore” del vostro corpo. Sicuramente, anche lui programmato per invecchiare, ma se attraverso specifiche scelte di salute riuscissimo a influenzare la sua programmazione, così da favorire i meccanismi innati di protezione, di riparazione e di sostituzione per rallentare l’invecchiamento precoce? Mi piace definirle “strategie della salute”. Tra queste, a mio avviso, tra le più efficaci, c’è quella legata al nostro stile alimentare. Oramai è innegabile la scoperta del nesso tra i nutrienti e i geni della longevità e sui sistemi per riprogrammare il nostro corpo, affinché si possa mantenere sano più a lungo. La Nutrigenomica in questo è maestra, in quanto insegna che è fondamentale migliorare il nostro stile alimentare, perché le sostanze contenute nei cibi sono in grado di interagire con i geni fino a modulare le risposte cellulari. 

Quindi, il cibo è visto come una informazione diretta alle nostre cellule. Quando il cibo non è sano, non contiene le giuste informazioni e parla un linguaggio che non viene riconosciuto, dando il via a un progressivo ed inevitabile processo di “disequilibrio molecolare” alla base di tutte le patologie cronico degenerative! Quindi, non è un problema di quantità, ma di qualità della materia prima e di compatibilità tra ciò che introduciamo e ciò di cui il nostro organismo ha davvero bisogno! 

Tutti sanno che la cattiva alimentazione, la vita sedentaria e il corredo genetico ereditato dai nostri genitori sono importanti fattori di rischio, vale a dire possono influenzare la probabilità di contrarre gravi malattie. A questi fattori dobbiamo però anche aggiungere l'invecchiamento precoce, perchè un corpo, usurato precocemente, risulta più suscettibile all'attacco di agenti patogeni e alle alterazioni di importanti funzioni cellulari. La cattiva alimentazione favorisce l'aumento dei radicali liberi, l'ossidazione e il danneggiamento cellulare, quindi l'invecchiamento precoce e quest’ultimo le malattie. In altre parole, i diversi regimi alimentari controllano i geni (e la loro via metabolica) oramai largamente accettati come acceleratori dell'invecchiamento e delle malattie. 

Dovete capire che la vostra alimentazione è il fattore più importante che potete controllare e che ha un'influenza enorme sulla vostra possibilità di vivere fino a 100 anni in salute. Moltissimi studi sostengono che una dieta a restrizione calorica favorisce una diminuzione importante dell'incidenza di malattie e allo stesso tempo un allungamento della vita. Quando parliamo di restrizione calorica il riferimento è d'obbligo agli zuccheri, il più delle volte descritti come “nemici” della nostra salute, ma di fatto gli zuccheri sono i nutrienti più importanti per il nostro corpo. 

Lo zucchero è per il corpo quello che la benzina è per l'automobile. Infatti gli zuccheri sono la maggior fonte di energia del corpo umano. Quindi, il problema non sono gli zuccheri, ma la loro cattiva qualità, l’eccessiva assunzione e il fatto che la loro combinazione con le proteine e con certi tipi di grassi contribuisce direttamente e indirettamente all'insorgenza di malattie, mediante l'attivazione di geni dell'invecchiamento, dell'insulino-resistenza e dell'iperglicemia. La restrizione calorica è la riduzione dell'apporto calorico senza incorrere in malnutrizione. 

Costituisce una sorta di stress leggero che contribuisce all'aumento dell'aspettativa di vita, andando ad attivare il processo di ormesi che è la capacità di un organismo di rispondere a uno stimolo (adattabilità). Oramai sono numerosi i ricercatori che ritengono che la pratica della restrizione calorica potrebbe aumentare la durata in salute della vita umana, soprattutto se accostata a un adeguato esercizio fisico e a una buona gestione psico-emozionale. 

Questo approccio alimentare risulta in grado di ridurre i fattori di rischio per malattie età-correlate, in quanto combatte lo stress ossidativo e l'immunosenescenza, riduce i danni a livello del DNA e migliora l'espressione genica. Insomma, una dieta equilibrata a ridotto apporto calorico mostra effetti epigenetici positivi sul processo di invecchiamento. 

Quindi via libera a tutti quei cibi che hanno la proprietà intrinseca di modulare l'espressione genica come le crucifere, il melograno, il tuorlo d’uovo (no di allevamenti intensivi), i lamponi, l'avocado, il miglio, il pesce azzurro, i semi di lino, i probiotici e prebiotici, il ghee, le noci pecan, il cioccolato fondente, i ceci, i pinoli, le alghe, il kefir, l'olio extravergine di oliva spremuta a freddo, il tè verde biologico, ma anche aglio, cipolla, latte di mandorla, cocco ecc.. 

Questi sulla carta, perché la questione è ancora più complessa, perché non esiste una dieta standard adatta per tutti, ma bisogna tener conto dell'età, del patrimonio genetico, del contesto e della condizione di salute psicofisica di ogni individuo.

Redazione

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