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Storie | 20 aprile 2025, 17:12

Unitalsi Castellanza, da 73 anni al servizio dei malati e della comunità

Lourdes, dicono i volontari, cambia la vita, proprio come è successo al fondatore dell’associazione

Unitalsi Castellanza, da 73 anni al servizio dei malati e della comunità

Nel 1903 tale Giuseppe Tomassi, affetto da una forma artritica irreversibile che lo aveva reso claudicante, decise di suicidarsi. Organizzò il suo piano nei dettagli: si sarebbe tolto la vita davanti alla grotta di Lourdes. L’uomo raggiunse il paese francese con uno dei primi treni di pellegrini italiani. Arrivò davanti alla grotta. E tutto cambiò: Tomassi fu colpito da ciò che aveva davanti agli occhi, uomini, donne e giovani di tante nazionalità che incoraggiavano i malati ad entrare nel luogo dove la Madonna era apparsa a Bernadette per pregare. Decise di fare la stessa cosa. Rientrato a Roma fondò l’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali).

Il gruppo di Castellanza

A Castellanza il gruppo, che fa parte della sottosezione di Busto Arsizio, si è costituito nel 1952 grazie ai ragazzi dell’oratorio.

Oggi la sottosezione con sede in via San Camillo 3 conta 34 iscritti che, come raccontano i volontari Maurizio Fadini (il responsabile), Milvia Cortiana, Miriam Valsecchi ed Ernesto Landini, prestano servizio ai malati della comunità, partecipano ad incontri di formazione e catechesi e organizzano pellegrinaggi non solo a Lourdes, ma anche in altri luoghi santi, vicini e lontani.

«Allestiamo anche dei banchetti – spiega Fadini – per raccogliere fondi in modo da porter aiutare chi ha bisogno e portare in pellegrinaggio anche chi non ce la fa economicamente, i malati della comunità e gli anziani della casa di riposo Fondazione Giulio Moroni».

Di solito il pellegrinaggio annuale nel paese ai piedi dei Pirenei viene effettuato ad agosto o ad ottobre.

A Castellanza l’Unitalsi è conosciuta, secondo i volontari, e «la città – dicono - ci vuole bene».

Tasto dolente sono però i giovani perchè mancano. «Forse – questa una possibile spiegazione secondo il responsabile del gruppo – ciò avviene perché la Chiesa non è più l’unico punto di riferimento».

«Inoltre – aggiunge Landini – manca un movimento vero e proprio, bisognerebbe coinvolgere i ragazzi a livello scolastico. Anche perché chi viene a Lourdes poi ci torna. Vedere persone che non stanno bene e che sorridono è uno stimolo a ripensare al proprio essere e alle priorità».

E poi in queste trasferte, sottolineano ancora i volontari, si sentono tanto due espressioni che normalmente si usano poco: per favore e grazie.

La bellezza del pellegrinaggio e del servizio

L’aspetto più bello dell’andare a Lourdes? «Tornarci, - Landini non ha dubbi – ho visto persone che non volevano assolutamente venire e che sono cambiate totalmente».

«Il pellegrinaggio a Lourdes – aggiunge Fadini – è un premio che corona un anno di servizio qui».

Sul volantino informativo del gruppo di Castellanza è ben riassunto il motivo della presenza accanto a chi è nel dolore: “perché abbiamo provato quanto sia bello prestare le proprie gambe a chi non cammina, le nostre braccia a chi non può abbracciare e la nostra voce a chi non sa esprimere la sua gioia”.

Mariagiulia Porrello

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