Oscilla tra attesa e tensione, Roberta Dominici. La prima è per la partenza imminente, anche se la distanza che deve coprire è contenuta: la sua destinazione è Jesolo. La seconda, mitigata dalla consapevolezza di chi si è preparato a dovere, è dovuta all’appuntamento che l’aspetta, i campionati mondiali giovanili di karate. L’atleta dello Skorpion Karate Asd sarà impegnata nel kata a squadre. Ha già dimostrato più volte, a livello nazionale e internazionale, di essere competitiva (vedi, per esempio, QUI). Ora si avvicina l’ennesima sfida, con giovani provenienti da tutto il mondo.
Domanda banale quanto inevitabile: come vivi questo momento?
Non lo nascondo: lo stress è alle stelle, il periodo è tosto. Anche per questioni scolastiche, frequento l’Ite Tosi. Ma impegnarmi non mi spaventa, allenarmi mi piace. Lo faccio volentieri.
La tua quotidianità è fatta di karategi e scuola, ovviamente. Che cosa ti dicono in classe? Stai partendo per un mondiale che, per giunta, si disputa in casa, in Italia: piccolo viaggio, grande appuntamento…
Ho la fortuna di trovarmi in una classe unita, si sta bene insieme. A dirla tutta, fuori dal “mio” ambiente non parlo tantissimo di karate, già ci dedico molto delle mie giornate… Comunque mi sembra che siano tutti contenti.
Però, visto quanto ti impegna lo sport, non potrai frequentare i tuoi coetanei come succede ad altri… I
In passato la cosa mi pesava di più. Ora sono attenta, più consapevole. So che cosa posso fare e che cosa mi fa male. Il tempo per il divertimento, va detto, lo trovo.
A proposito di amicizie e compagni: non sarai sola, in gara, ma impegnata nella competizione a squadre. Più semplice o più difficile?
Diverso. Non è la prima volta, con una delle compagne ho già gareggiato all’ultimo Europeo. Poi c’è un’atleta relativamente “nuova”. Tutte e tre abbiamo ruoli fondamentali. Io sarò il capitano della formazione, in posizione avanzata e centrale. Tra noi stiamo bene, non siamo una squadra solo negli allenamenti. Molto del nostro rapporto si forma fuori. Sarebbe bello poterci trovare di più, veniamo da città diverse e partiamo per Jesolo in anticipo sulle gare, che si svolgeranno dall’8 al 13 ottobre, per prepararci insieme meglio possibile. Ci serve sentire come stiamo, essere attente l’una all’altra. Non ero così, con il kata ho imparato a esserlo.
Ecco, il kata. Non è un combattimento. Un profano direbbe che eseguite una serie di mosse in sincronia. Il legame con il combattimento si percepisce ma c’è qualcosa di più elegante…
Sì, potremmo metterla così. Non sono la persona più elegante del mondo (risata, Ndr). Anche in questo, ho imparato. Non so quanto si percepisca ma il kata prevede, fra l’altro, il ricorso a tecniche lente, serve controllare la respirazione…
Hai già vinto parecchio. E la vostra formazione è forte. Ma un mondiale è un mondiale, le incognite non si contano. Ci sono nazioni che temete più di altre? Hai un obiettivo in particolare?
Se parliamo di sogni, battere il Giappone sarebbe incredibile: all’ultima edizione dei Mondiali juniores ha vinto otto ori. Solo nel kata. Sono stata in Giappone con la Nazionale. Ho visto bambini di otto anni fortissimi. Non solo, la facevano sembrare facile, si percepiva che un po’ il karate ce l’hanno nel Dna, un po’ ci crescono dentro. Poi le nazionali forti non mancano: Egitto, Spagna, Francia…
Da qui, però, faranno tutti il tifo per voi. Per te. Non solo amici e parenti: ti sostiene, fra gli altri, il Centro Clinico San Carlo (nella foto, il saluto dell’Ad, Sara Tosi, vedi anche QUI). Dove hai fatto l’alternanza scuola-lavoro…
Ci tornerò. Vengo da esperienze belle, ho trovato persone accoglienti, da cui, di nuovo, ho imparato. Soprattutto nel contatto con gli utenti, per indirizzarli. Non è semplice: i casi sono mille, i caratteri delle persone pure. Oltre all’avere sperimentato un contesto lavorativo, credo di essere migliorata, in flessibilità e capacità di ascolto.
Tutto perfetto. Pure troppo, mettiamo un po’ di pepe almeno nel finale. Con la competizione alle porte, il karate torna a una ribalta mondiale. Ma non è stato disciplina olimpica a Parigi né lo sarà a Los Angeles. È giusto?
Opinione personale: no. Alle Olimpiadi di Tokyo il karate c’era (l’Italia ha conquistato un oro nel kumite con Luigi Busà, recentemente a Busto per il festival SportivaMente, vedi QUI, Ndr). È pure stato seguito. In generale, ha molto da insegnare, a tutti ma in particolare ai giovani… Nel karate il rispetto per gli avversari conta. Io ho imparato il controllo e un metodo. Ho imparato a fare anche cose che non erano nelle mie corde. Insomma: l’esclusione è un peccato. Si vede (sorriso ironico, Ndr) che siamo proprio uno sport minore.
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