Le giovanissime atlete della Ginnastica Pro Patria si sono presentate alla biblioteca comunale di Busto Arsizio numerose e con ampio anticipo sull’arrivo delle medagliate della ginnastica ritmica, Martina Centofanti e Laura Paris, bronzo alle Olimpiadi di Parigi. Il loro entusiasmo ha accompagnato l’incontro con le due campionesse, nell’ambito di SportivaMente - il Festival dei libri sportivi, organizzato dall’Associazione Culturale Territori con l'associazione culturale Cuadri e il gruppo editoriale More News, rendendolo un successo ancora prima dell’inizio.
Il giornalista Marco Cattaneo (autore, fra l’altro, de “Il libro gioco di tutti gli sport olimpici”) ha condotto l’incontro interpellando puntualmente le bambine, instaurando un dialogo serrato quanto sorridente tra loro e le componenti della nazionale. Le ginnaste in erba, quando Martina e Laura hanno mostrato le medaglie appena conquistate, avevano occhi luccicanti. E hanno assorbito volentieri i messaggi delle loro eroine, incentrati sul fondamentale ruolo giocato dal buon esempio, sull’amore per la palestra, sull'importanza della disciplina e del divertimento.
Quanto conta, chiede Cattaneo, l’ossessione per la vittoria? Martina: «La medaglia è una sorta di surplus, quello che ti rimane sono i momenti insieme, la condivisione di fatiche, gioie e dolori». Capita che i sacrifici sembrino troppo pesanti? Laura: «I momenti duri ci sono ma devi ricordarti di te da piccola, della bambina che eri e che andava sempre in palestra, sempre con il sorriso».
Sui passi falsi, magari remoti, che possono lasciare traccia. Martina: «Alla mia seconda gara in assoluto mi sono dimenticata dell’esercizio che dovevo eseguire e sono proprio uscita dalla pedana, me ne sono andata. Può succedere di tutto». Laura: «Io una volta mi sono persa nell’esecuzione. Ho proprio gettato via il nastro».
Campionesse interpellate sul «...messaggio che fareste passare ai più giovani, scrivendo la vostra storia». Risposta concorde: «Che servono passione, condivisione con le compagne. E divertimento». Domanda a una promettente ginnasta di sei anni: «Qual è il tuo sogno?». Sguardo della piccola rivolto alle medagliate, un filo di voce ma nessuna esitazione: «Essere come loro».