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Busto Arsizio | 24 aprile 2024, 07:00

Fiori d’acciaio, una commedia divertente e delicata al “Manzoni”

Mercoledì 24 aprile la storia di donne che crescono, sbagliano, si confrontano, amano, odiano e combattono sul palcoscenico di Busto Arsizio. Con questo appuntamento cala il sipario della rassegna teatrale di quest’anno

Fiori d’acciaio, una commedia divertente e delicata al “Manzoni”

Fiori d’acciaio, una commedia divertente e delicata di Robert Harling la cui versione per il grande schermo ha fatto la storia del cinema. Questo l’adattamento teatrale, diretto da Michela Andreozzi e Massimiliano Vado, che vede in scena al teatro Manozni mercoledì 24 aprile (ore 21) un affiatato gruppo di brave attrici formato da Tosca D’Aquino, Martina Colombari, Martina Difonte, Gioia Spaziani, Stefania Micheli e Rossella Pugliese.

«Fiori d’acciaio è una storia di donne, di grandi figure femminili che crescono, sbagliano, si confrontano, amano, odiano, combattono e qualche volta muoiono. Più della letteratura, o forse in modo più efficace, il cinema mi ha insegnato gli infiniti modi di affrontare la vita: Fiori d’acciaio, che vidi in sala poco più che adolescente, è stato il film che più di ogni altro mi ha spiegato cosa significhi essere donne e, nonostante ciò, fare fronte comune, ovvero la famosa, leggendaria, solidarietà femminile - spiega Andreozzi -. Che poi, tradotto in azione, significa conservare la propria identità, ritagliarsi un ruolo nel mondo, costruirsi uno spazio, intessere delle relazioni o alimentare dei conflitti e, malgrado tutto, essere capaci di unirsi. Obiettivo non sempre facile, che però perseguo da sempre: nei miei progetti, nel teatro, nella vita privata».

«Ormai, per me - prosegue - fare fronte comune è diventata una sfida, crederci una fede e lavorarci una questione di coerenza. Alla luce di questo modus vivendi, Fiori d’acciaio è per me l’occasione per costruire, con un cast così ricco e variegato, una banda di soliste, in grado di suonare insieme ma di battere in volata quando serve; disegnare personaggi anche estremi ma capaci di ascoltarsi o di imparare strada facendo ad accogliersi senza snaturarsi».

E poi una bella scoperta: «Solo da adulta ho scoperto che il film era tratto da una pièce teatrale, ancora attualissima, sotto un superficiale strato di polvere fisiologico, e perfettamente rappresentativa di un microcosmo, quello del negozio di provincia, che è specchio di macrocosmi le cui dinamiche, perfino oggi, fanno fatica a cambiare - sottolinea - Per questo motivo abbiamo deciso di lasciare l’ambientazione di fine anni ’80, perché ci permette di osservare un tempo appena trascorso e ci racconta che siamo già nel futuro. E forse anche perché l’immagine e lo stile di quel periodo, negli abiti, negli arredamenti, ma soprattutto nella musica, sono ormai identificativi di un momento storico diventato ormai glamour. Oltre al fatto che certe modalità, oggi, sarebbero condizionate dalla tecnologia. E poi c’è l’affetto. Per me, un teatro affettuoso è ciò di cui abbiamo bisogno, un racconto di sentimenti e di ironia che qualche volta è crudele ma mai cinico, mai diventa sarcasmo. Se c’è una cosa che le donne sanno fare, è essere terribili, spietate e capaci di affrontarsi, insomma, dei fiori di acciaio, senza mai smettere di amare».

L. Vig.

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