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Valle Olona | 18 marzo 2024, 16:25

La comunità di Castellanza raccolta intorno all’ulivo: «Continuiamo a ricordare le vittime della pandemia»

Durante un momento che si è svolto accanto alla pianta messa a dimora nel cimitero in memoria di chi è scomparso durante i mesi della pandemia, il sindaco Mirella Cerini e il parroco don Gianni Giudici hanno voluto sottolineare l’importanza di non dimenticare quanto accaduto

La comunità di Castellanza raccolta intorno all’ulivo: «Continuiamo a ricordare le vittime della pandemia»

Anche la comunità di Castellanza ha voluto celebrare nella mattinata di oggi, lunedì 18 marzo, la Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’epidemia di coronavirus, riunendosi intorno all’ulivo piantato al cimitero per ricordare chi ha perso la vita durante quei terribili mesi.

«Siamo qui per dedicare un pensiero soprattutto a chi è scomparso in quei giorni – sottolinea il sindaco Mirella Cerini – e non ha potuto avere un momento di commiato collettivo a causa del divieto di celebrare funerali.
È per questo che nel 2021 decidemmo di piantare quest’ulivo, un segno in ricordo e la testimonianza concreta dell’impegno che prendemmo allora: continuare a ricordare tutti coloro che se ne sono andati quasi in silenzio».

Un modo non solo per rendere memoria a chi è stato vittima della pandemia e non ha potuto ricevere l’ultimo saluto, ma anche per dimostrare la propria vicinanza ai parenti e alle famiglie che hanno vissuto un lutto in quei momenti terribili.
«Vogliamo stringerci tutti quanti insieme per ricordare coloro che non ci sono più – prosegue la prima cittadina – e a distanza di tre anni crediamo sia davvero molto importante trovarci qui in questa giornata, perché anche se oggi la situazione, per fortuna, è diversa, è fondamentale non dimenticare».

Un periodo difficile, che ormai ci siamo lasciati dietro le spalle, ma che non deve essere cancellato dalla memoria poiché da esso possiamo imparare qualcosa di importante per la vita di ogni giorno.
«Ricordare deve essere accompagnato da un’altra parola – spiega don Gianni Giudici – memorare, inteso come “fare memoria”; perché solo in questo modo si impara a uscire da una situazione come quella che abbiamo vissuto.
Solo ripensando ai quei mesi possiamo capire quali siano quegli atteggiamenti di rispetto e di conforto che in quei giorni ci sono mancati così tanto, e in questo modo imparare quanti sia fondamentale metterli in atto oggi che possiamo».

In quei momenti, infatti, al dolore del lutto si è unito quello dell’isolamento e della solitudine, ed è proprio da quest’ultimo che possiamo trarre un monito per migliorare e cercare di essere più vicini a chi ci è caro.
«Quello della morte è un momento sacro – conclude il parroco – e dal modo in cui ne abbiamo fatto esperienza in quei mesi possiamo riconoscere tutti quegli atteggiamenti che così ci sono mancati e ancora oggi non stiamo mettendo in atto.
Dobbiamo quindi chiedere non solo il conforto, ma anche la capacità di imparare a confortare, perché prima o poi nella vita siamo chiamati a prenderci a carico del dolore di altre persone».

Loretta Girola

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