«Accuse assurde di negazionismo». Il segretario cittadino e consigliere comunale del Partito Democratico di Busto Arsizio risponde “a freddo” allo striscione affisso ai Cinque ponti a seguito del suo intervento in assise in cui contestava la foto con saluto romano postata su Facebook da Francesco Lattuada (leggi qui).
«Ho partecipato a diverse commemorazioni della Giornata del Ricordo fin dai tempi del liceo», scrive sui social l’esponente dem, a cui una mano anonima chiedeva di non dimenticare foibe e gulag. Messaggio rivolto anche all’Anpi.
Sabato scorso Pedotti ha partecipato alla commemorazione a Busto e poi alla manifestazione antifascista organizzata a Varese dopo il matrimonio con saluto romano. Il sindaco bustocco Emanuele Antonelli ha criticato pubblicamente durante la prima occasione il collega di Varese Davide Galimberti per la concomitanza del presidio con il Giorno del Ricordo (leggi qui). Parole da cui il segretario del Pd di Busto si dissocia: «Anziché prendere le distanze dall’ultradestra, ha colto l’occasione per criticare il comune di Varese».
Il post di Pedotti
Ci sono situazioni in cui la dialettica politica diventa occasione di offesa personale.
L’ho vissuto in prima persona qualche giorno fa quando anonimi hanno appeso uno striscione da una passerella pedonale con il classico leit motiv della destra-destra che si rivolge alla sinistra antifascista “e le foibe? E i gulag?”.
Accuse assurde di negazionismo, che chi mi conosce, sa non appartenermi dato che ho partecipato a diverse commemorazioni della Giornata del Ricordo fin dai tempi del liceo.
Ma l’intento era più che altro quello di intimidire chi ha denunciato diverse volte interventi inopportuni di esponenti storici della destra-destra cittadina, dalla foto della montagna di Hitler, pubblicata da un dirigente di una municipalizzata di Busto nel giorno dell’attacco terroristico di Hamas in Israele, alla foto “ricordo” di un ex consigliere comunale con il saluto romano nel Giorno della Memoria.
Interventi che danno fastidio, a chi rivendica la libertà di negare le libertà altrui e a chi non riconosce appieno le responsabilità storiche del regime fascista di Mussolini.
Ringrazio di cuore invece chi in queste ore ha voluto esprimere la sua solidarietà.
Ho fatto altrettanto partecipando con altri iscritti e la segreteria provinciale al presidio antifascista indetto del Comune di Varese, in seguito all’episodio della festa di matrimonio con saluti romani celebrata da esponenti dell’estrema destra proprio a Palazzo Estense, sede del comune.
Di fronte a questi fatti non si può negare, stare in silenzio o peggio ancora giustificare.
Mi dissocio quindi dalle parole del sindaco di Busto Antonelli che anziché prendere le distanze dall’ultra-destra ha colto l’occasione per criticare il comune di Varese (e il presidio antifascista). Nel caso un domani succeda anche a Busto, lo aspetto in piazza.