Là dove c’era la Cantoni oggi c’è la Liuc. E dall’università si provano a riannodare i fili della storia e della memoria, recuperando volti, voci, testimonianze dirette sul cotonificio che tanto ha contribuito allo sviluppo del territorio, di Castellanza in primis. Ci sono un numero di telefono, lo 0331.572392, e un indirizzo e-mail, heritage@liuc.it, con cui gli ex dipendenti della Cantoni possono segnalarsi per raccontare se stessi e la fabbrica, se stessi dentro la fabbrica. È il meccanismo alla base di “Noi della Cantoni”, tentativo di gettare un ponte tra passato a futuro. Ai lavoratori di un tempo è rivolto l’appello dei promotori: aiutateci, contattateci.
L’iniziativa è il primo atto del progetto “Heritage industria e territorio”, di Liuc – Università Cattaneo, con sostegno di Fondazione Comunitaria del Varesotto e patrocinio del Comune di Castellanza. I lavoratori che vorranno contribuire faranno un viaggio nella memoria, attraverso l’esplorazione degli edifici oggi sede Liuc. Le visite saranno videoregistrate, così da formare la base per realizzare materiali da mettere a disposizione del pubblico o utili a ulteriori approfondimenti. La raccolta rientra in un quadro più ampio, quello di “Heritage industria e territorio”, appunto, che mira a valorizzare la tradizione industriale delle comunità affacciate sull’Olona. Si guarda anche ad altri siti, al coinvolgimento delle scuole, a elaborazioni dei contenuti da consultare tramite app ludico-educativa.
«Si tratta – ha spiegato, in conferenza stampa (FOTO SOTTO), l’assessore comunale alla Cultura di Castellanza, Davide Tarlazzi – di radicare un progetto nato in Liuc, coinvolgendo chi ha lavorato in Cantoni. Il cotonificio è già stato raccontato in tante pagine interessanti, centrate sulla storia. Ora il focus è sulla memoria. Non dimentichiamo che gli edifici dedicati alla formazione universitaria sono silente testimonianza di lavoro, pratiche, relazioni. Un patrimonio che si può mettere in rete».
Così il sindaco, Mirella Cerini: «L’ex sito produttivo ha cambiato vocazione, è diventato università. Due fasi a cui si aggiungerà un nuovo step, grazie al progetto MILL. Trasformazioni alle quali si deve associare un valore aggiunto, quello della memoria: i giovani devono poter accedere a certi patrimoni, con traduzione in digitale delle testimonianze su ciò che la Cantoni era ed è. Anche per guardare al futuro. La Liuc è soggetto ideale per portare avanti tale azione, per questo sposiamo totalmente l’iniziativa».
«A fine marzo – ha ricordato il professor Daniele Pozzi, coordinatore di Liuc Heritage Hub - il sito è stato aperto per le Giornate di Primavera del Fai. Tra i visitatori, circa 1.200, si sono contati alcuni ex dipendenti Cantoni. Abbiamo portato a visitare i nostri spazi quotidiani di lavoro persone che non entravano nella ex fabbrica da 40 anni. Quell’esperienza, nostra e loro, ci ha convinto a lanciare l’iniziativa». Caratterizzata da elementi di delicatezza intuibili: «Parliamo di un patrimonio fragile perché vivo – ha ricordato Pozzi - legato alle persone. L’idea è valorizzarlo e conservarlo, lavorando sulla realtà fisica del luogo e sulla memoria».
La Cantoni ha chiuso definitivamente i battenti nella seconda metà degli anni Ottanta, i potenziali protagonisti del progetto hanno, oggi, tra i 70 e i 90 anni. A loro è rivolto l’appello (componendo il numero telefonico di riferimento si possono comunicare nome, cognome e recapiti per poi essere ricontattati, qualcuno è già stato “agganciato” proprio grazie alle visite organizzate con il Fai). Loro sono l’elemento decisivo per determinare la riuscita e i tempi dell’operazione. «Cerchiamo – ha concluso Pozzi - i dipendenti che hanno vissuto la fase finale del cotonificio. Quelli che hanno lavorato nel periodo di maggiore espansione, tra gli anni Trenta e Cinquanta, non ci sono più, per ovvie ragioni. Anche per la dispersione degli archivi, certe esperienze di quell’epoca sono irrecuperabili». Una “emorragia di memoria” da tamponare e arrestare.