Adesso che la città si riempie più che mai di luci, che acceleriamo nell'atmosfera di festa, è bene anche fermarsi un istante e guardarsi attorno nel centro storico di Busto Arsizio.
Abbiamo vissuto momenti indimenticabili, ancora ieri, con l'arrivo dell'arcivescovo o lo spettacolo unico delle lucine a casa Picco Bellazzi. LEGGI QUI E QUI
Il cuore della città è festoso e accogliente, fitto il programma degli eventi.
Eppure si avverte il dolore causato da una ferita. Ciascuno ha espresso il proprio legittimo parere e va riaffermata l'importanza - tutt'altro che retorica, in un periodo storico in cui insultare l'altro e denigrare comunque ciò che fa sembra lo sport abituale - di rispettare il lavoro e le scelte di ciascuno.
Noi ci limitiamo a passeggiare nel cuore della città e a osservare.
Prima, si arrivava in piazza Santa Maria e non importava quanto fosse frenetico quel passaggio: le candide statue sussurravano che il Natale si stava affacciando nelle nostre vite, che stava a noi accoglierlo. Il presepe - simbolo originario e perenne di questa festa - accanto al santuario era come una carezza e molti si fermavano a riceverla, che lo confessassero o no.
La Natività era stata concepita, disegnata, realizzata per stare sul rialzo di piazza Santa Maria proprio accanto alla chiesa: una calamita semplice e irresistibile.
Lo spostamento decretato in piazza Vittorio Emanuele avrebbe magari offerto un balsamo almeno nel pensiero di poter dare vita alla piazza stessa, ma non era praticabile e restava la lontananza dalla chiesa di cui era come un complemento. Alla fine, si è dovuto optare per via Cardinal Tosi, una strada dal fiero carattere, ed è interessante la prospettiva con la basilica di San Giovanni in fondo a via Bonsignori. Per forza di cose, tuttavia le statue venivano ridotte di numero e senza il rialzo si perdono.
L'albero di Natale che ha preso il suo posto in piazza Santa Maria, non "sazia" né lo spazio né il cuore: ha un significato diverso che poteva stare bene nella sua originale sede di via Milano o nella stessa piazza Vittorio Emanuele, rivestita di luci.
Tutto questo, perché è avvenuto? Perché bisogna anche saper cambiare, si dice, ragionamento che non fa una piega. È da apprezzare che il sindaco Antonelli si sia addossato questa responsabilità dopo le critiche. Il capitano della nave ha sempre torto, un concetto da cui fuggono per lo più i leader oggi.
Noi non abbiamo risposte, bensì domande. Ma perché dopo questi anni terribili di pandemia bisognava spostare proprio il presepe, tra l'altro amorevolmente curato dalla Croce Rossa dopo che le era stato affidato dalle associazioni precedenti? E in un luogo così limitante per la sua predisposizione? Poniamo anche un tema di attualità: perché sacrificarlo, di fatto, soffocarlo proprio in occasione degli 800 anni del presepe di Greccio?
Per fortuna, oltre alle opere del tradizionale concorso, abbiamo un presepe in un'altra piazza del centro, quello degli alpini, accanto alla basilica di San Giovanni e sappiamo il suo significato importante e ampio. LEGGI QUI
Tuttavia, chi in questi giorni vuole andare a fare un giro in Valle Olona, ha solo l'imbarazzo della scelta di fronte ai presepi centrali nell'annuncio del Natale. Nelle piazze, ma anche in Comune come nel caso di Fagnano che lo inaugurerà domenica. Si incontra un vero e proprio regno come Marnate, ci si commuove alla Natività appoggiata al municipio come ad Olgiate o vicino al Comune e con lo sguardo alla chiesa come a Gorla Maggiore, giusto per fare qualche esempio.
Nonostante il grande impegno di tutti e i tanti eventi Busto appare spoglia.
Insomma, si è detto che questa è una prova: si spera che questa prova finisca qua e che il presepe ritrovi la sua piena identità accanto al santuario.
Detto questo, vogliamo spendere una parola anche per il Babbo Natale in via Milano. Anche in questo caso citiamo chi si è addossata la responsabilità della scelta, ovvero la presidente del Comitato commercianti Alessandra Ceccuzzi. La stessa che si è adoperata tantissimo, nell'ideazione ma ancora di più nell'azione: avvistata nelle conferenze stampa, ma anche e soprattutto in giro a lavorare per la buona riuscita delle manifestazioni, all'occasione con la ramazza in mano per tenere pulito il museo del tessile a un evento.
Il Babbo Natale che esce dalla pavimentazione in via Milano? A ciascuno il suo giudizio estetico. Forse andrebbe meglio in una località turistica dove l'effetto wow è protratto nel tempo. Questo perché i visitatori cambiano, mentre dopo un primo momento i cittadini abituale perdono l'emozione di un incontro di particolare. LEGGI QUI Ma questo è un ragionamento da adulti, mentre i bambini stanno stupirsi più spesso, se non sempre.
Può piacere o no, questa installazione, ma concordiamo esplicitamente con un pensiero di Alessandra Ceccuzzi: se non piace, non è necessario usare linguaggi indelicati, quando non violenti.
Non è neanche il caso di buonismo - non bontà - natalizio: è proprio questione esclusivamente di civiltà, capacità di confrontarsi con il pensiero dell'altro, anche per respingerlo ma mai per umiliarlo. Quella che vale sempre, anche quando le luci natalizie si spengono.