«I 59 articoli del Ddl sul Made in Italy corrispondono a 59 scatole vuote, che però nascondono tanti nastri da tagliare, ruoli da distribuire ad altri parenti e amici, e tante piccole mance che di certo non corrispondono alle esigenze delle nostre filiere di eccellenza». Lo ha detto Maria Chiara Gadda, vicepresidente del gruppo di Italia Viva e vicepresidente della Commissione Agricoltura, nel corso della dichiarazione di voto sul Ddl Made in Italy.
«L’unica misura ragguardevole in termini di risorse, 700 milioni di euro per altro prelevati da fondi esistenti, è quella sul fondo sovrano voluto dal ministro Urso. Fa sorridere che chi ha sempre professato di volere sostenere il mercato, pensi di fare entrare capitali pubblici nelle aziende private.
Oltre il danno anche la beffa, visto che si è messo il requisito della sede legale in Italia e non di quella operativa. Se è questo il modo per tutelare l’occupazione e il mantenimento in Italia dei nostri gioielli storici, auguri. Il provvedimento del resto ha l’organicità solo nel titolo, è uno svuotacassetti che somma micro-misure settoriali, molto simili a quelle che in passato sarebbero state definite ‘mance’. Penso al milione di euro per la transumanza, o ai tre milioni per la nautica da diporto.
Non si capisce poi perché siano stati creati dei nuovi fondi, peggiorandone i contorni visto che ad esempio sull’imprenditoria femminile sono state escluse autonome e professioniste, quando si poteva benissimo rifinanziare il fondo esistente.
Sul liceo del made in Italy che dire, a parità di risorse e contingente non si capisce come si possa consentire ai nostri ragazzi di essere al passo con le esigenze delle imprese e dell'innovazione. Un ennesimo liceo, quando avremmo bisogno di formazione tecnica professionale.
Tra le chicche la certificazione del ristorante italiano nel mondo, senza chiarire chi debba certificare cosa, o l’istituzione di una fantomatica Fondazione che si preoccuperà di organizzare una esposizione permanente del made in Italy con la copertura della “bellezza” di un milione di euro per il 2024 e 500mila euro negli anni successivi.
Insomma, per le nostre imprese di questo provvedimento non rimarrà traccia tangibile. Forse solo qualche amico verrà ricollocato in questi carrozzoni, ed è un peccato perché nonostante le nostre eccellenze il mercato è sempre più competitivo e non possiamo sederci sugli allori», ha concluso la deputata varesina.